A Venezia il primo forum internazionale sulla moda sostenibile

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Il fatto che vengano organizzati sempre più eventi ‘istituzionali’ sulla sostenibilità nella moda, dimostra che l’argomento è diventato ‘caldo’ anche per Governo, organizzazioni ed enti, oltre che per gli addetti ai lavori.

‘Venice Sustainable Fashion Forum 2022’, che si è tenuto ieri e il 27 a Venezia, sull’Isola di San Giorgio, è stato appunto il primo appuntamento internazionale, organizzato da Camera Nazionale della Moda, Confindustria Venezia, Sistema Moda Italia e The European House – Ambrosetti, per lanciare un appello condiviso tra gli attori principali di filiera per un presente/futuro sostenibili del sistema moda.

Nel corso delle due giornate sono stati affrontati e discussi diversi aspetti di un comparto che è sicuramente tra i più trainanti dell’economia italiana, attraverso dibattiti, analisi di trend, dati, comportamenti di mercato e ‘best practices’.

La presenza di Adolfo Urso, alla sua prima uscita come Ministro delle Imprese e del Made in Italy, ha confermato l’importanza e l’urgenza di affrontare un tema, quello della sostenibilità, che può dare valore aggiunto e rappresentare un’eccellenza per il nostro sistema moda. E che, aggiungo, deve assolutamente diventare prioritario nell’agenda del nostro Governo.

“Ogni anno nel mondo si producono circa 150 miliardi di capi di abbigliamento, ha affermato il Ministro, il 20% resta invenduto, mentre meno dell’1% viene riciclato. Inoltre il settore contribuisce al 10% delle emissioni di gas serra. Credo che uno sforzo del sistema Italia su riciclo, riduzione degli sprechi di acqua e diminuzione dell’uso di energia sarebbe apprezzato dal consumatore più attento”. 

Il programma della prima giornata, quella del 27, ha preso il nome dallo studio condotto dalla società di consulenza manageriale The European House – Ambrosetti, ‘Just Fashion Transition’, che mette in evidenza la mancanza di coerenza e affidabilità dei dati sulla sostenibilità della moda.

Insomma una visione frammentata ed eterogenea, in cui i diversi attori e settori operano e comunicano con diversi strumenti e spesso in modo piuttosto carente di dati e informazioni (basti pensare, per fare solo un esempio, ai risultati del Fashion Transparency Index di Fashion Revolution).

“Quello che più mi sorprende è che prendendo le 100 aziende della moda più grandi in Europa, 36 non facciano praticamente niente”, osserva Carlo Cici, coordinatore dello studio.

Questo dato è un ulteriore segno di quanto ancora ci sia da lavorare per un’intesa e strategia comuni, aldilà delle varie iniziative prese a livello europeo, come la Strategia sul Tessile Sostenibile.

La seconda giornata, quella di ieri, ‘The Values of Fashion’, è stata guidata da otto tematiche utili a tracciare lo stato dell’arte del settore e individuare nuovi percorsi virtuosi: ‘Harmonise’, per armonizzare i nuovi modi di interpretare la sostenibilità, ‘Educate’, per guidare il cambiamento, ‘Think’, per progettare in accordo ai principi dell’eco-design, ‘Measure’, per abilitare il miglioramento continuo delle prestazioni. E poi ‘Re- Make’, dedicata all’economia circolare, ‘Create’, per riflettere sull’evoluzione dei valori sociali, ‘Make’, sul ruolo essenziale della collaborazione di filiera e ‘Make (It happen)’, sulla gestione del cambiamento mediante l’innovazione sostenibile.

Come nona tematica io aggiungerei ‘Responsibility’, responsabilità, accompagnata da ‘Awareness’, consapevolezza; senza di esse, qualsiasi altra intenzione, pratica, percorso, perdono di senso.

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