Le tematiche legate alla transizione ecologica nel settore moda sono ormai sempre più trattate anche nei vari incontri e conferenze organizzati dagli addetti ai lavori.
È stato così anche al Venice Sustainable Fashion Forum, il summit internazionale organizzato da Sistema Moda Italia, The European House Ambrosetti e Confindustria Veneto Est, alla sua seconda edizione (ne avevamo parlato l’anno scorso, al suo debutto).
Come l’anno scorso, anche in questa edizione sono stati affrontati e discussi diversi aspetti di un comparto che è sicuramente tra i più trainanti dell’economia italiana, attraverso dibattiti, analisi di trend, dati, comportamenti di mercato e ‘best practices’.
Ma i riflettori si sono puntati soprattutto sulle soluzioni che le aziende stanno mettendo in atto per accelerare i processi sostenibili delle supply chain, oltre che sulle regolamentazioni europee, con testimonianze dirette di membri della Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite, del Parlamento Europeo e di Euratex.
E come l’anno scorso, anche quest’anno la chiusura del summit ha visto presentare 8 proposte e raccomandazioni per il presente e il futuro e l’appello alle istituzioni per una velocizzazione indispensabile al fine del raggiungimento di una transizione efficace e rapida.
Vediamo brevemente queste proposte: 1. anticipare la transizione del mercato, per un’adozione tempestiva, da parte delle aziende, degli strumenti che la UE sta sviluppando; 2. costituire delle task force di esperti chiave provenienti da varie aree, per facilitare la transizione e lavorare verso obiettivi coerenti per ogni specificità nazionale; 3. catalizzare il cambiamento attraverso alleanze tra tutti gli attori a monte e a valle della filiera della moda, diffondendo così buone pratiche e consentendo anche ai legislatori di operare le scelte migliori nel più breve tempo possibile; 4. misurare l’impatto delle politiche attraverso un database aggiornato basato su un numero limitato di KPI (Key Performance Indicator – Indicatore Chiave di Prestazione) significativi e coerenti con i prossimi requisiti di compliance europei e globali; 5. promuovere un cambiamento culturale positivo; 6. creare un tavolo che accolga i leader del settore italiani e francesi del lusso per un’equa transizione della moda, giocando un ruolo chiave con le istituzioni europee ed internazionali (come l’OCSE); 7. rendere più profittevoli le scelte aziendali di sostenibilità, promuovendo lo sviluppo, diffusione e adozione su larga scala di tecnologie green lungo tutta la catena di valore della moda, traendo ispirazione dall’esperienza positiva dell’Inflation Reduction Act (IRA) statunitense; 8. promuovere un approccio integrato tra riciclo e riuso, per affrontare efficacemente la sfida della sovrapproduzione, promuovendo un adeguato miglioramento della durabilità fisica e immateriale dei tessuti eco-progettati e riducendo allo stesso tempo i capi d’abbigliamento multi-materiale.
Sapete quali sono a mio avviso i punti cruciali, perlomeno per il nostro Paese? Il 5 e l’8. Perché, certo, fondamentale che le istituzioni e tutti gli attori del sistema moda cooperino e agiscano, sia a livello legislativo sia di ‘best practices’, ma non ci sarà mai un vero cambiamento, se noi consumatori non saremo pronti a metterlo in atto, agendo sulle nostre abitudini e i nostri approcci.
Idem per quanto riguarda la progettazione, il design, che coinvolgerà i creativi e il modo in cui concepiranno il loro stesso approccio all’atto creativo.
La foto di copertina è courtesy The European House Ambrosetti