Quella di allungare la vita dei vestiti è diventata una pratica raccomandata, non solo ai consumatori, che a loro volta la esigono dai marchi, ma anche all’intero comparto moda. Esistono già dei brand che hanno inserito nel proprio store online la possibilità di restituire il pezzo o i pezzi acquistati per farli riparare, cambiarli o perché arrivati a fine vita.
Si muove in questo ambito Cloov, fashion-tech startup milanese fondata da Olimpia Santella e Chiara Airoldi, rispettivamente Chief Executive Officer e Chief Operating Officer.
Che cos’è Cloov? È essenzialmente un software che permette a brand e multi-brand di moda di lanciare in pochi mesi una piattaforma rental e di vendita second-hand brandizzata.
I brand possono rivolgersi a Cloov per introdurre nuove strategie di circolarità, come quella di allungare la vita dei capi, educando così ai consumi e al potenziamento del valore dei prodotti.
Per facilitare l’adozione di un modello circolare, Cloov offre un servizio end-to-end ai propri partner: creazione del sito di re-commerce in white label per il noleggio e/o il second-hand, gestione degli ordini e gestione dei processi logistici (incluso lavaggio e ricondizionamento).
La promozione di un’offerta circolare non è solamente spinta dalla richiesta dei consumatori, in particolare Gen Z e Millennials, ma anche dalla direttiva europea ‘Waste Framework Directive‘ che richiede ai player della moda di adottare misure per prevenire i rifiuti e ridurre l’impatto ambientale dei propri prodotti e servizi.
A oggi la startup lavora con diversi partner, pionieri di settore, tra cui Atelier Emé, parte del gruppo Calzedonia. Nel corso dell’anno, sono previsti altri importanti lanci con marchi italiani di grande tradizione.