di Angie Bonesso
Venezia, San Polo 838 Calle del Bo non è l’indirizzo dell’ennesima boutique chic, a pochi passi da Rialto, che strizza l’occhio al turista più cool ma di un atelier che ha saputo conquistare anche i residenti con i suoi capi unici, 100% upcycled: Ramosalso di Demis Marin, è un microcosmo di moda circolare, fatto di collezioni uomo/donna, rielaborate grazie alla tecnica dell’upcycling, e con un originale servizio di sartoria su misura.
Per Demis “fare impresa” è anche “sapere di avere una responsabilità sociale verso il territorio e le persone“. “Le città devono vivere anche con i servizi agli abitanti, ci spiega, perché se il centro storico soffre di overtourism, c’è comunque chi ci abita e le città sono vive perché sono abitate da persone. Così, seduto in calle a cucire, fuori dalla bottega, tra i turisti che camminavano, ho immaginato il nostro Only For You, il servizio su misura upcycling che oltre a trasformare i tuoi vestiti, ti permette di avere anche un servizio di semplice sartoria di riparazione. Da quel giorno in poi, la piccola boutique è diventata un punto di riferimento anche per tutti i veneziani che passano e, oltre a portarmi dei capi da sistemare, fanno due chiacchiere con me, chiedendomi consigli, e magari acquistano anche qualcosa”.
La cravatta è stata il primo accessorio che Demis, da appassionato collezionista, ha reso upcycled, tanto da renderla il capo iconico delle sue collezioni: dalle cravatte si ricavano sciarpe in seta dal design unico e, sempre con le cravatte vintage, si rifiniscono i capi trasformati, impiegandole nei bordi interni o nei patchwork delle fodere. In accordo con la filosofia ‘se trasformi, non sprechi’, anche le etichette sono realizzate con i ritagli di seta di vecchie cravatte.
Nell’atelier in Calle del Bo non c’è trench, cappotto, mantella o altro indumento che non possa essere smontato e trasformato in un nuovo capo esclusivo, con l’inconfondibile tocco creativo targato Ramosalso. Come accade nel panta–panciotto, ad esempio, altro modello iconico: un originale panciotto ricavato dal riuso di vecchi pantaloni, con l’aggiunta di vecchie camicie e cravatte per creare un gioco di inserti nell’interno e sul retro.
Ciò che rende l’upcycling di Ramosalso ancora più unico è la scelta di acquistare i capi da trasformare solo da strutture sociali, come mercatini della parrocchia o cooperative, così da dare un piccolo contributo economico, in una circolarità di sostegno, alle loro iniziative. “Potrei acquistare splendidi capi vintage da trasformare in canali commerciali, osserva Demis, ma farei il bene solo di alcuni. Non di tutti“.
Produrre sostenibile è una sfida, specie per i piccoli marchi indipendenti. Ma nell’ottica di Ramosalso ‘essere piccoli’ non significa rinunciare a pensare in grande, come nell’hashtag #piccolinonsfigati usato spesso nei suoi post e preso a prestito da due esperti di marketing per microimprese che Demis stima: “Perché seguo i loro consigli? Perché hanno un approccio umano, sincero, schietto e tenace! Sono convinto che al giorno d’oggi la relazione tra le persone sia sempre la cosa migliore. Anche se i mezzi sono digitali, alla fine quello che si cerca è una relazione che vada oltre il consumo e la vendita. Ecco perché mi piace questo hashtag e chi lo ha inventato. Perché anche se siamo piccoli, non siamo sfigati!”.
E visto che i sogni, e le grandi idee, non sono fatti per tramontare, con le parole di Demis ci auguriamo che un domani Ramosalso, e tutto il suo prezioso know how, possa passare a qualche giovane che decide di non andarsene e di continuare la storia di un atelier di upcycling con la porta sempre aperta.
Tutte le immagini sono courtesy Ramosalso