Credo che quasi tutti noi ormai pensiamo alla t-shirt come a un capo passe-partout che non conosce stagionalità; resta nel nostro armadio tutto l’anno, ci serve in più occasioni e fa la sua figura anche nell’accezione più basic, magari sotto un blazer, un cardigan o un look stratificato.
Iconica e intergenerazionale, alla t-shirt si può certamente intitolare, non solo un tema, un concept, una collezione ma un marchio in toto e mettercela anche nel nome, come ha fatto Francesca Mitolo con il suo teeshare.
Mi sono imbattuta in teeshare quando ho visto ‘Atlantis’, l’ultima collezione di Tiziano Guardini; l’impegno di Tiziano in una moda il più possibile etica e responsabile si è esteso anche alla scelta delle t-shirt in 100% cotone organico, su cui campeggiavano slogan a tema come ‘Listen to the EarthBeat’ e ‘Love Me Again’, co-create appunto con il brand teeshare.
Ma teeshare esiste già dal 2013, quando Francesca Mitolo, alle spalle anni in studi di consulenza, principalmente per collezioni donna sportswear e denim in Italia e Spagna, ha deciso di mettersi in proprio autofinanziandosi, con il desiderio di “accendere una luce per far vedere anche agli altri i meccanismi sempre più distorti del fast fashion”, che lei stessa aveva vissuto in prima persona assistendo alle migrazioni delle produzioni dall’Italia alla Cina, India e Turchia, “un gioco al ribasso che teneva conto solo e unicamente del profitto finale”.
Così ecco nascere il progetto teeshare, un connubio tra arte e moda sostenibile che re-interpreta la “prima compagna d’avventura”, così definisce la t-shirt Francesca, lavorando con laboratori italiani, cooperative, comunità, persone, pensionati, artigiani e amici. Collaborando con artisti e designer. Mescolando fili, cucendo colori, unendo idee e condividendole, appunto, per mezzo di una ‘teeshare’.
Teeshare si tiene lontano dall’idea di serialità e infatti uno dei principali obiettivi del brand è di produrre in Italia valorizzando il lavoro artigianale; cucire, ricamare, dipingere a mano, sono tutte attività realizzate da mani esperte e raffinate, come quelle di Rosa Beltramo, “vera e propria enciclopedia del ricamo” o della pittura a mano del laboratorio Manieranera.
Anche per la stampa spesso si ricorre a quella serigrafica artigianale, soprattutto per disegni monocromatici o dalle poche tonalità, realizzata con colori ad acqua, extra soft, mentre per disegni più complessi dalle molteplici sfumature la scelta cade sulla stampa digitale, che permette di avere un controllo cromatico estremamente accurato e una definizione molto alta.
Perfino le etichette esterne sono realizzate artigianalmente e in diversi materiali, per esempio in ceramica o porcellana, così che possano diventare oggetti da collezionare e/o riutilizzare.
Diverse le collaborazioni avviate da teeshare; quella che dicevamo con Tiziano Guardini, nata dopo che Francesca ha accettato un lavoro di consulenza per la gestione della produzione e del nuovo campionario del designer. Lavorando gomito a gomito è nata spontaneamente l’idea
di creare in co-branding delle teeshare per la sua nuova collezione ‘Atlantis’. O quella con l’artista polacco che vive a Berlino Sebastian Bieniek, per una collezione in edizione limitata.
Teeshare è comunque un progetto in continuo divenire; attualmente Francesca lavora molto
sulla ricerca dei materiali e del packaging per rendere il prodotto sempre più sostenibile e in un abbastanza prossimo futuro spera di lavorare sempre di più sul recupero dei materiali.
Last but not the least, Francesca, circa due anni fa, ha fondato insieme ad altre ragazze rén, un’associazione di promozione sociale che si occupa di informare su moda e vivere sostenibile. Rén è l’acronimo di ‘reinvent – educate – network’ e in diverse lingue orientali significa sia persona che popolo. Il termine suggella quindi lo stretto legame tra individuo e società, esortando il singolo ad agire con rispetto ed umanità per il bene collettivo. Direi che potremo dedicare a rén un post a parte prossimamente perché tante sono le cose da dire.