La sofferenza non va di moda

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Il benessere degli animali mi sta molto a cuore, anzi, è una delle mie ragioni di vita. Perciò, oltre ad attivismo e volontariato, aiutare a diffondere una filosofia cruelty-free è forse il principale obiettivo del mio lavoro e quindi anche di questo blog, nato appunto per parlare e celebrare una moda amica dell’ambiente e che eviti qualsiasi sofferenza agli animali.

Purtroppo è assai noto di quanto l’industria della moda sia responsabile della detenzione e della barbara uccisione di migliaia di animali da pelliccia: visoni, cincillà, volpi imprigionati in gabbie minuscole, spaventati, feriti, malati, mutilati, uccisi in camere a gas o tramite scariche elettriche o ancora scuoiati vivi e tutto per finire in passerella e poi addosso a qualche ricca signora viziata.

Fortunatamente le cose stanno cambiando e di questo ne ho già parlato in diversi miei post, a proposito di brand e designer, l’ultimo in ordine di tempo Jean Paul Gaultier, che rinunciano all’uso della pelliccia naturale. La conseguenza è che sono sempre più numerosi gli allevamenti da pelliccia che chiudono e i Paesi che li vietano.

Sempre nel post sulla rinuncia di Jean Paul Gaultier, parlavo anche di come l’Italia sia fanalino di coda, con circa venti allevamenti di visoni ancora aperti, che causano la morte di almeno 200.000 animali l’anno e questo nonostante una proposta di legge pervenuta da più schieramenti politici.

Proprio ieri a Milano presso l’hotel Sheraton Diana Majestic si è tenuta una conferenza, ‘La sofferenza non va di moda: iniziative contro l’allevamento degli animali da pelliccia’, organizzata dall’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente e del Movimento Animalista, cui va riconosciuto un impegno costante a favore dei diritti degli animali. Non a caso l’evento coincide con l’inizio della Milano Fashion Week, perché sono ancora tanti i brand che usano pellicce naturali, quindi sensibilizzare e fare pressing non basta mai.


‘La sofferenza non va di moda’ ha un duplice scopo: quello di chiedere alle signore di “non vestirsi di cadaveri” e di sollecitare il nostro Parlamento affinché approvi finalmente la proposta di legge, proprio a firma Brambilla, per vietare l’allevamento di animali da pelliccia, seguendo l’esempio degli altri Paesi europei e cogliendo al contempo i segnali che arrivano dalla società e dall’interno stesso del sistema moda, con le maison che alla pelliccia hanno già rinunciato.

Il messaggio della campagna è veicolato in un video che Brambilla ha girato con dei cincillà: “C’è un solo modo, dice nella clip l’on. Brambilla, “per avere addosso la soffice pelliccia dei cincillà: riempirli di coccole. Signore, non vestitevi di cadaveri!”.

La proposta di legge ridepositata all’inizio della nuova legislatura, ‘Divieto di allevamento, cattura e uccisione di animali per la produzione di pellicce’ prevede la dismissione degli allevamenti esistenti, l’affidamento degli animali ad associazioni protezionistiche o, se possibile, la loro re-immissione in natura, l’estensione delle fattispecie di reato previste dall’articolo 544 bis (uccisione di animali “per crudeltà o senza necessità”) del Titolo IX-bis del codice penale alle attività di allevamento, cattura e uccisione di animali per la principale finalità di utilizzarne la pelliccia.

Inoltre, in aggiunta alle pene già stabilite per la violazione dell’articolo 544 bis del codice penale, ovvero la reclusione da quattro mesi a due anni, la proposta di legge prevede che chiunque allevi animali con la finalità di commercializzarne le pellicce o produca, commercializzi a qualunque titolo pellicce ricavate da animali allevati, catturati o uccisi in Italia sia punito con l’ammenda da euro 1.000 a euro 5.000 per ciascun animale. Ne conseguono la confisca degli animali vivi e la distruzione del materiale di origine animale prodotto in violazione della legge.

Sono contenta di poter condividere questa iniziativa, in attesa che anche il nostro Paese faccia un passo in più verso la civiltà.

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