I maglioni parlanti di ‘Almeno nevicasse’

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2017

‘Almeno nevicasse’, quante volte l’abbiamo pensato o detto, durante quei lunghi inverni in cui c’è di tutto, dalla pioggia al vento al caldo anomalo da cambiamento climatico come in questi giorni, ma non la neve. ‘Almeno nevicasse’, come un mantra propiziatorio, che quasi diventa anche un po’ il simbolo delle nostre vite, quel senso di attesa e insieme di angoscia e insofferenza che si esprime così, apparentemente legato al tempo ma invece rivolto ai nostri stati d’animo più intimi.

“Almeno nevicasse” se lo è chiesto anche Francesca Sarteanesi, attrice, drammaturga e artista toscana che, in una giornata di ottobre del 2018, nonostante ci fosse il sole, fuori in giardino, sentiva l’uggia dentro, un vuoto che solo chi l’ha provato, sa cos’è e come ti fa stare. Così ha preso uno dei suoi maglioni dall’armadio e con un filo colorato ci ha ricamato sopra ‘Almeno nevicasse’.

Quel filo sulla maglia, insieme a quel mantra, hanno cominciato a tracciare una direzione nella vita di Francesca, lei che in quel momento, di direzioni o obiettivi da raggiungere non ne aveva; le frasi, i motti, spesso ironici, divertenti ma anche dissacranti, hanno cominciato a colorare sfacciatamente il davanti o, più discretamente, il dietro di altri maglioni provenienti da rimanenze di vecchie collezioni o da recupero e così, quasi per gioco, è nata la linea ‘Almeno nevicasse‘.

“Tante parole che ho ricamato facevano ridere” mi scrive Francesca quando le chiedo di raccontarsi e raccontarmi com’è nato il progetto “‘sono troppo simpatici i maglioni che fai’, mi dicevano, ma solo io ovviamente posso sapere quelle parole da dove sono passate e in che vuoti erano state fino a quel momento. E’ un piccolo grido, è un ‘speriamo che ora in questo momento preciso accada qualcosa, qualsiasi cosa’”.

E così i maglioni di Francesca, realizzati con l’aiuto dell’amica Rebecca Ihle, scenografa e costumista con cui condivide la pratica del teatro, continuano a parlare e a piacere, tanto che sono passati dalla cerchia di famigliari, amici e conoscenti ai mercatini alle pagine di Elle fino a essere contesi da alcuni rivenditori di nicchia di Milano, del Belgio e del Giappone. Non solo; Francesca ha anche collaborato con il marchio pratese Rifò, che ormai conosciamo bene, in occasione e contro il Black Friday, ricamando lo statement della foto qui sotto sul maglione di cachemire rigenerato:

Il maglione realizzato in collaborazione con Rifò

‘Prendo quello dopo’, ‘Per il rotto della cuffia’, ‘Di niente’, Puoi dirlo forte’ ‘Sussiste eccome se sussiste’, sono solo alcune delle frasi o delle parole che decorano petto e schiena di questi maglioni che hanno sempre qualcosa da dire e che, come precisa Francesca, “se non dicono sottolineano. Precisano. Evidenziano. Isolano parole”.

Bella quindi l’idea che, scegliendo un maglione, si scelga anche ciò che rappresenta, che sia uno stato d’animo, un’intenzione, un desiderio e/o anche un malessere, come se fosse un po’ terapeutico. Probabilmente per Francesca lo è stato. Perciò mi piace concludere questo pezzo con un estratto dallo scritto che mi ha mandato, che esprime meravigliosamente bene l’anima di ‘Almeno nevicasse’.

“Io scrivo e recito. Il teatro è il mio lavoro. Mi piace guardare le parole, spostarle altrove e alle parole dare nuove collocazioni. Come molti processi creativi, la natura del lavoro parte da dentro, scava nel cervello, attraversa il cuore, sfiora  quelle zone del non detto. Penso e non dico. Perché non posso dire, perché non è il momento, perché non sta bene, perché è meglio usare questa parola invece di quest’altra. Dopo due anni adesso vorrei poter credere e sperare che non siano solo l’ansia e la sofferenza e il vuoto e i buchi neri a fare da motore alle cose. Credo che sia possibile farle nascere anche in un terreno più bello fatto di altre sensazioni e altri sentimenti. Lo spero, ci sto provando. E allora indosso quello che penso o che ho pensato e non ho mai detto … Non inseguire le cose. Falle e lasciale andare. E cosi faccio. ‘Almeno nevicasse’ mi ha dato soddisfazione perché non mi aspettavo niente. Io ho solo iniziato a ricamare. Non sapevo che direzione poteva prendere, non aveva direzioni o obiettivi da raggiungere. Questa è una cosa che ho imparato. Non aspettarsi niente. Fare. Fare e basta”.

Grazie Francesca (e Rebecca) 🙏🏻

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