Quando Elizabeth Tocca di Cora Happywear, mia ospite della scorsa ‘Intervista del mese’, ha nominato Anna Fiscale di Progetto Quid per l’intervista di febbraio, sono stata contenta perché lei e il suo Progetto li seguivo da tempo e pensavo che mi sarebbe piaciuto averla prima o poi come ospite. Sono stata accontentata!

Conosco lo stile e i capi di Progetto Quid, ne ho anche qualcuno nel guardaroba, mi piacciono perché rappresentano tutto ciò che penso un abito debba avere per essere considerato etico, quindi estetica accattivante unita a qualità e provenienza sostenibile dei materiali, attenzione ai diritti di chi l’ha realizzato e all’ambiente. Ora, grazie a questa chiacchierata con Anna Fiscale, le mie conoscenze sul marchio si sono approfondite e so che porterò con ancora più piacere e consapevolezza i capi che ho acquistato.

Ecco Anna, innanzitutto, come chiedo sempre ai miei ospiti, mi piacerebbe sapere come sei arrivata a fondare Progetto Quid, qual è stato il percorso. Dilungati pure, ci piacciono le storie.

La mia esperienza personale mi ha portata alla convinzione che fosse necessario un nuovo modo di intendere l’imprenditoria, che fosse sostenibile da un punto di vista economico, sociale e ambientale. Ho studiato Economia e Management a Verona e poi Studi Internazionali alla Bocconi; grazie a questo background e alla mia vicinanza al mondo del volontariato ho potuto viaggiare in paesi come l’India e Haiti, aprendo gli occhi su realtà che percepiamo distanti ma cui siamo strettamente collegati. In queste occasioni, all’estero, ho potuto toccare con mano le conseguenze dirette degli stili di vita, insostenibili, che il mondo occidentale continua a mantenere. Lavorando a stretto contatto con il mondo femminile e cercando quotidianamente nuovi spazi di empowerment per le ragazze del posto, ho realizzato che quello che stavo facendo non era sufficiente.

Tornata a Verona mi sono resa conto che non serve andar molto lontano per sentire storie di soprusi, di violenza, di difficoltà o di esclusione, ma che, guardando bene, queste storie le incrociamo ogni giorno: nelle periferie delle città, nella mancanza di opportunità, nella difficoltà nel dare fiducia a una persona solo perché diversa da noi. Ecco quindi che insieme a Ludovico, che oggi è l’amministratore delegato della cooperativa, e ad altri compagni di studi e amici abbiamo deciso di fare qualcosa. Così nel 2013 è nata Quid, man mano cresciuta fino a diventare la cooperativa che è oggi, con lo scopo di includere persone con trascorsi di fragilità attraverso il suo marchio moda etico e sostenibile, Progetto Quid.

Un look dell’autunno/inverno 19/20 di Progetto Quid

Quali sono state le difficoltà iniziali, se ci sono state, di avviamento dell’impresa? E come hai cominciato ad assumere i dipendenti? Tutt’ora i canali di assunzione sono sempre gli stessi o nel tempo sono cambiati?

L’avvio dell’azienda è sempre un momento delicato: per Quid è stato fondamentale riuscire a comunicare la propria identità per iniziare a farsi conoscere sul territorio, sia dalla rete dei servizi socio-assistenziali che dal settore aziendale produttivo. E’ necessaria una grande determinazione, per me è stato importante avere un obiettivo chiaro condiviso dal team iniziale perché le difficoltà ci sono ma poi, quando si iniziano ad allacciare i primi legami, il lavoro e la fatica sono ripagati dalla soddisfazione.

Cooperativa Quid è inserita in una importante rete di istituzioni, associazioni, cooperative e altre realtà del terzo settore impegnate sul territorio nei settori dell’accoglienza e dei servizi alle persone. Grazie a questa rete riusciamo a intercettare persone che spesso rimangono escluse dal mercato del lavoro ordinario dando loro un’opportunità lavorativa nella cooperativa.

La tua è un’impresa sociale che fa moda; sembra un po’ un ossimoro, almeno considerando il concetto di ‘fashion’ classico ma nel tuo caso funziona, ho letto che, per esempio, a fine 2018 avete chiuso con un fatturato di 2,8 milioni di euro. Qual è il vostro ‘segreto’?


Vedere nei limiti dei punti di partenza. Dove il sistema vede solo un problema, Quid vede una fragilità da accogliere, dove il mondo della moda vede una rimanenza o un tessuto di fine serie, Quid vede una bellissima collezione di moda. Il partire dai limiti ci permette un cambio di paradigma: dal punto di vista sociale il rispetto della fragilità altrui ci permette di valorizzarne le competenze, dal punto di vista ambientale il recupero di tessuto stimola a invertire il ciclo della moda classico: se normalmente viene prima ideata la collezione e solo successivamente si cercano i tessuti adatti, in Quid partiamo dal tessuto a disposizione in magazzino per poter definire la collezione.

Il modello di business fa il resto: vendiamo le nostre collezioni attraverso i 9 Quidstore, i negozi multibrand e l’e-commerce, ma parallelamente portiamo avanti diverse partnership commerciali (16 nel 2019) che ci permettono di produrre accessori e gadget per aziende del mondo profit diffondendo un’azione sostenibile. Fra le aziende con cui abbiamo collaborato, e con cui in alcuni casi collaboriamo tutt’ora, ci sono gruppo Calzedonia, Unilever, Ikea, L’Oreal, Vivienne Westwood.

Uno degli store di Progetto Quid

Parliamo un po’ dell’aspetto strettamente estetico/stilistico: da dove vengono le ispirazioni per le collezioni? Per quest’ultima invernale che tema avete seguito?

Il processo creativo di realizzazione delle collezioni parte dai tessuti: ed è già questa una caratteristica che contraddistingue Progetto Quid rispetto ad altri brand. Le variabili da tenere in considerazione sono moltissime: basandoci sull’upcycling, le metrature sono spesso limitate ed è quindi necessario lavorare con numerose varianti per coprire la richiesta, tessuti che devono permettere di creare collezioni in linea sia con le tendenze sia, naturalmente, con lo stile di Progetto Quid. Partendo da questi fattori coerentemente sviluppati creiamo un mood condiviso che permette all’ufficio comunicazione di sviluppare una narrativa che valorizzi tanto i tessuti delle collezioni, quanto le persone che ne realizzano i capi. La collezione autunno inverno 19/20 ad esempio, che abbiamo voluto intitolare Works of Art, prende vita proprio da quest’ampia tavolozza di tessuti, un quadro, potremmo dire, all’interno del quale la donna Quid, grazie al sapiente lavoro di chi ha cucito questi capi, è ritratta nella sua femminilità romantica e discreta. Ed è proprio questo nuovo concetto di femminilità, consapevole delle proprie fragilità e proprio per questo forte, che ci accomuna tutte come donne e che vorremmo rappresentare anche nelle collezioni future.

Anche Essenza, la linea ‘essenziale’ che si compone di capi ricercati ma pratici pensati per abbinamenti facili e unici per etica e sostenibilità, porta avanti questa idea di donna. In questo momento stiamo per uscire su Zalando, che negli ultimi anni ha voluto rendere la moda sostenibile più accessibile, con una collezione esclusiva che andrà online sulla loro piattaforma tra pochi giorni.

Siete arrivati anche su Zalando?! Complimenti davvero! E i materiali che utilizzate, dove li reperite?

Progetto Quid realizza le proprie creazioni quasi esclusivamente partendo da eccedenze di produzione, spesso con metrature troppo ridotte per la grande produzione o dismesse per questioni legate a trend o caratteristiche del tessuto. Grazie a una rete di 24 fornitori di tessuto, Quid è in grado di prolungare il ciclo vitale dei tessuti e di accorciare la carbon footprint di decine di migliaia di metri di tessuto ogni anno, per un totale di 250km nel solo 2019. Dal 2013 ad oggi Quid è riuscito a recuperare più di 900 km di tessuto.

Ultima domanda ovvero chi sarà il prossimo ospite di eco-à-porter? E perché?

Nomino Nicola Dal Forno, marketing manager del brand NaturaSì. Oltre ad essere nostro partner commerciale da diversi anni, con NaturaSì e con Nicola nello specifico condividiamo la missione e la sensibilità nei confronti di persone e ambiente.

Ottimo, grazie mille Anna e complimenti davvero per questo progetto che sa vedere oltre il mero concetto di moda e tendenze per abbracciare inclusione sociale e sostenibilità.

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