Il post di oggi è la prosecuzione ideale dell’ultimo sulle cose belle viste a Milano ed è dedicato al lavoro di Nicoletta Fasani, designer fondatrice del marchio omonimo, che sono andata a trovare nel suo showroom inaugurato da poco in via Mantegazza a Villapizzone, Milano.
Come potete vedere dall’immagine qui sopra, si tratta di un bello spazio accogliente, arredato con gusto e abitato dalle sue creazioni e dal suo laboratorio, in cui produce parte dei suoi abiti, li vende, accoglie i clienti e organizza laboratori speciali di cui parlerò più avanti. Su una parete, la foto del nonno calzolaio conferma che l’amore per la creatività e la manualità sono con molta probabilità ereditate.
Il suo marchio Nicoletta l’ha fondato nel 2010 partendo da un rettangolo, o meglio, dalla forma rettangolare e dalla scoperta di come, applicandola a diversi modelli, permettesse di creare più outfit ovvero più capi in uno. Nasceva così la sua moda trasformabile e componibile basata sullo studio di forme geometriche semplici.
Il primo prototipo è stato il Bi-niki, abito in taglia unica fatto da due rettangoli da indossare in due modi diversi, composto da una metà in tinta unita e l’altra in fantasia, in sostanza un tubino diviso in due. L’abito funzionava e Nicoletta l’ha così depositato. Dopo il Bi-niki sono arrivati il Mono-niki, il Tri-niki e via via anche maglie e abiti meno modulari ma comunque sempre basati su linearità e funzionalità.
Nel percorso stilistico ed evolutivo di Nicoletta Fasani c’è stato anche un diverso approccio all’uso dei materiali: da stoffe più economiche a tessuti sostenibili e certificati. Tra i suoi fornitori c’è ad esempio un vecchio setificio comasco, la designer ammette che costa il triplo di quello che costerebbe in Cina ma garantisce qualità e attenzione. Così anche per canapa, cotone biologico, fibra di bambù, oltre a tessuti di fine pezza provenienti dalla grande distribuzione tessile.
Quindi abiti trasformabili, fornitori certificati, filiera corta e made in Italy sono tutte parole chiave che compongono lo stile di Nicoletta. Insieme, naturalmente, alla creatività unita all’immagazzinare esperienze, a continue ricerche, a bozzetti che si trasformano in cartamodello, alla campionatura e così via.
Anche l’ultima collezione autunno/inverno 19/20 è nata così; ispirata a un abito ‘casa’, è fatta di pezzi che ben traducono l’idea di abitare il proprio corpo tramite della calda lana tricot intrecciata in un piccolo maglificio a conduzione famigliare in Basilicata. E poi con la seta tradizionale di Como, morbida ma con una grafica spigolosa, il lurex glitter e il pied-de-poule che ricordano tanto l’urbanità milanese, dove Nicoletta pensa, crea e produce i suoi abiti.
Ma i progetti di Nicoletta non si fermano qui, ultimo nell’ordine ‘Scartoria’, che ha l’obiettivo di diffondere il concetto di non-spreco attraverso dei laboratori per adulti e bambini in cui gli scarti tessili vengono rimessi in circolazione attraverso piccoli lavori manuali da cui nascono collane e portachiavi per esempio.
di Alberto Saccavini
La sostenibilità è quindi un aspetto centrale del lavoro di Nicoletta Fasani e proprio in questo senso scelgo di concludere il post con un suo pensiero riportato nell’intervista pubblicata su ‘Sarto Subito!’, manuale di Alberto Saccavini edito da Altreconomia: “Secondo me al consumatore va spiegato che la moda etica comprende tanti fattori. Non c’è solo la moda sociale, con l’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate. E la moda sostenibile non è solo il materiale: c’è un modo di produrre, c’è un luogo e soprattutto una filiera trasparente”.
Grazie Nicoletta.