Si è conclusa il 28 febbraio scorso, in concomitanza con la Milano Fashion Week, l’edizione tutta digitale (sempre causa Covid) del White, salone dedicato alla moda contemporanea, sempre più attento, nelle ultime stagioni, alla sostenibilità.

Proprio la sostenibilità e l’artigianalità evoluta sono le eccellenze su cui il salone si è focalizzato in questa ultima edizione, attraverso una narrazione virtuale in cui più di 200 marchi hanno rappresentato il lavoro e il valore delle piccole medie imprese, che sono “più del 90% del tessuto industriale italiano, nicchie che tengono al centro la ricerca e la qualità, ma non sono conosciute come meriterebbero e ciò le penalizza moltissimo. Succedeva già in passato e la pandemia ha generato un gap di comunicazione. Dobbiamo trovare strategie e occasioni per rendere note queste eccellenze” ha commentato il fondatore di White Massimiliano Brizzi.

Noi sappiamo bene, ne abbiamo parlato tante volte, di come l’artigianato, il ‘fatto a mano’, siano fortemente connessi con il concetto di sostenibilità, perché in un prodotto made in Italy, magari realizzato in piccoli laboratori, da mani esperte o da designer auto-prodotti che reperiscono da sé i materiali e magari li riciclano pure, è intrinseco un valore etico che mai avranno le grandi produzioni, soprattutto quelle massificate del fast fashion.

Così ecco tra i brand artigianali giovani presenti al White, PeppinoPeppino Denim, nato dal blog e dall’account Instagram di Simona Testucci, esempio di micro-azienda che sta conquistando un suo ampio mercato grazie soprattutto al web. Simona realizza con il denim capi d’ispirazione vintage e workwear dalle silhouette atipiche e dall’estetica giapponese, mentre il marchio BGBL produce borse che sono un mix and match tra pelle di alta qualità e materiali recuperati da società sportive, come palloni e divise, unendo così sensibilità ecologica a passione per il design italiano e prendendo come concept le varie anime dello sport.

Per la sezione ‘sostenibilità’ ecco il progetto ‘A Good Job’, curato da Chiara Tronville, giornalista di moda, in collaborazione con Cittadellarte – Fondazione Pistoletto, con una selezione di brand che sperimentano la sostenibilità secondo diverse prospettive: dai processi di recycling e di upcycling, come quello che Vernisse applica ai tessuti vintage, ai brand che usano materiali innovativi, come Roberto di Stefano che sperimenta con la fibra di cactus, fino ai marchi che supportano le comunità brasiliane con le loro tradizioni artigianali, come Joao Maraschin.

Sullo stesso filone, White stringe la collaborazione con Sustainable Brand Platform, per aiutare i marchi a migliorare le proprio prestazioni e inserirsi in percorsi più green.

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