Nell’intervista del mese di luglio con Tiziano Guardini è emersa, tra le altre cose, la sua partecipazione al cortometraggio ‘Made in Forests’, realizzato dalla Fondazione Pistoletto in partnership con il ‘Dipartimento foreste’ della ‘United nations economic commission for Europe’ (Unece/Fao) e la troupe della United Nations Web TV (Un Live), in cui l’attrice Michelle Yeoh, ‘goodwill ambassador’ del progetto, segue la realizzazione di un abito 100% sostenibile creato per lei da Guardini presso i laboratori di Cittadellarte Fashion B.E.S.T, officina operativa che dal 2009 si dedica allo sviluppo della sostenibilità bio-etica nell’ambito del settore tessile. Il corto l’ho guardato, come mi ero riproposta di fare e poterne parlare in maniera più approfondita mi dà anche modo di estendere il discorso all’intero progetto di cui ‘Made in Forests’ fa parte.
La proiezione del documentario è avvenuta lo scorso 16 luglio presso il Quartier generale delle Nazioni Unite di New York, in occasione del Forum Politico di Alto Livello sullo Sviluppo Sostenibile; il corto, della durata di poco più di sette minuti, ha per protagonista, come dicevo, Michelle Yeoh, che si reca a Cittadellarte per seguire la realizzazione dell’abito in Tencel, fibra naturale estratta dall’albero di eucalipto, creato per lei da Tiziano Guardini, abito che sfoggerà poi alla presentazione del film. L’attrice collabora con il designer, gli dà consigli, nasce un bello scambio umano e creativo. La realizzazione del capo è l’approdo finale di un percorso incentrato sull’importanza che le foreste ricoprono a livello ambientale e, nel caso specifico del film, nel mondo della moda sostenibile, in cui molti materiali sono appunto ricavati dagli alberi.
Ma il cortometraggio è solo una parte del progetto, dal titolo significativo di ‘Forests for Fashion – Fashion for Forests’; oltre all’abito disegnato da Tiziano Guardini per Michelle Yeoh, durante il Forum, in una sezione dedicata, sono stati esposti anche i capi realizzati, sempre in Tencel e sempre a Cittadellarte, da Flavia La Rocca, Silvia Giovanardi e Silvio Betterelli, tre designer che mettono al centro del proprio lavoro la sostenibilità e l’attenzione all’ambiente.
Flavia La Rocca ha presentato un abito verde militare con cerniere con nastro di poliestere riciclato e bottoni di ceramica, in quattro moduli (la modularità è parte del suo codice stilistico) con cui si possono creare più di dieci look diversi, così che il concetto di sostenibilità si estende non solo al processo creativo ma anche a quello concettuale. Silvia Giovanardi, direttore creativo e co-fondatrice di Wrad, brand di cui abbiamo parlato nell’intervista del marzo scorso, ha creato un abito composto da un top tinto in indaco naturale e clorofilla su cui campeggiano due tigri che sorreggono una scritta-manifesto: ‘collective empowerment’ e da una gonna tinta con polvere di grafite riciclata, su cui sono applicati dei fiori al contrario, simbolo della natura bistrattata. Mentre Silvio Betterelli, con il suo tubino, mostra, attraverso una mappa del mondo rovesciata, uno degli approcci per produrre in modo sostenibile ovvero ribaltare i punti di vista, valorizzando i Paesi ‘dimenticati’ del Sud del mondo. Il Tencel jacquard è ricamato e percorso da ruche e volant.
È bello vedere i nostri designer coinvolti in progetti internazionali ma ancora di più che l’impegno profuso in una moda etica e sostenibile sia riconosciuto da enti come l’Onu. Credo che siano anche queste sinergie ad aiutare lo sviluppo di un approccio più consapevole e ‘pulito’ alla produzione e poi anche all’acquisto del nostro abbigliamento, oltre che al rispetto per l’ambiente.