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I sex-toys di Silvia Picari: i tanti piaceri del legno

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The sex toys of Silvia Picari - courtesy of Silvia Picari

‘Eco-sex’, rieccomi! Diverso tempo è passato dall’ultimo post di questa rubrica che tanto è piaciuta e tanto mi è stata richiesta, infatti chiedo perdono ai miei lettori, avete ragione ma il blog richiede parecchio lavoro e purtroppo certi argomenti vanno un po’ a scapito di altri. Da oggi mi sono ripromessa di concedervi almeno un sexy-post a settimana e comincio subito con Silvia Picari e i suoi sex-toys in legno che ho visto per la prima volta all’ultima edizione di ‘Fa’ la cosa giusta!‘ a Milano. Ho trovato subito il lavoro di Silvia adatto a ‘eco-sex’, non solo per il tipo di prodotto ma anche per la sua persona, per le idee che esprime e per la storia che c’è dietro al progetto e al processo creativo. Perché è senz’altro insolito e originale che un architetto si metta a realizzare artigianalmente giochi erotici, no?

Silvia Picari – courtesy of Silvia Picari

Silvia intraprende questo personalissimo percorso umano e professionale dopo un tirocinio formativo in falegnameria costruendo arredi e allestimenti; impara così a lavorare il legno, a usare il tornio ma soprattutto scopre una nuova prospettiva da cui ripensare il lavoro del progettista, una prospettiva in cui la creatività ha libero sfogo, dall’idea alla sua realizzazione pratica insomma. Sentirsi parte del progetto, sporcarsi le mani e con quelle stesse mani creare qualcosa di unico è per Silvia impagabile.

Nell’enorme varietà di prodotti realizzabili Silvia sceglie di sviluppare un progetto sui sex toys perché vuole creare qualcosa che abbia una storia da raccontare e che faccia contemporaneamente da stimolo per riflessioni e scambi di idee. Insomma, non un mero oggetto di consumo, ma qualcosa senza tempo e con un proprio significato che, nel caso dei sex toys, riguarda la sessualità e di conseguenza la natura dei rapporti umani nella loro sfera più intima. “Occuparmi di sessualità – spiega Silvia – per me ha una valenza, in un certo senso, filosofica. La mia riflessione parte dal constatare che le nostre vite sono continuamente condizionate da influenze esterne che non ci rappresentano veramente ma che condizionano, in modo più o meno cosciente, le nostre scelte di vita e i rapporti con gli altri. Penso che i condizionamenti che riguardano la sfera sessuale siano decisamente i più aggressivi e violenti, quindi creare una cultura positiva del sesso, impegnarsi per abbattere stereotipi e pregiudizi significa aprire un dialogo sulla tolleranza e il rispetto delle diversità, significa coltivare amore ed empatia verso gli altri piuttosto che diffidenza e paura”. Parlare di sesso attraverso dei ‘giocattoli’ diventa, quindi, un modo provocatorio, divertente e insieme leggero per parlare d’amore e di empatia e per riflettere su certe tematiche ‘giocando’, senza imbarazzi né preconcetti.


Silvia al lavoro nel suo laboratorio di Torino – courtesy of Silvia Picari

La fase della verniciatura – courtesy of Silvia Picari

I sex toys di Silvia nascono da un processo di lavorazione rigorosamente artigianale, è lei, personalmente, che li crea uno ad uno, senza copiatori, il che significa che l’improvvisazione rende ogni pezzo leggermente diverso dall’altro, quindi unico; parte dal lavorare il legno grezzo al tornio, passando poi alle fasi successive di levigatura e verniciatura, anche questa realizzata a mano con vernici anallergiche certificate. La scelta del legno, oltre al piacere di lavorarlo, è dovuta al suo essere ecologico e riciclabile; esteticamente bellissimo, “è un materiale vivo e caldo e la tornitura esalta la bellezza delle venature“. Inoltre, la sua solidità insieme al suo morbido tepore una volta levigato, sono in grado di offrire sensazioni intense e decisamente particolari, sensazioni che, Silvia dice, chi l’ha provato sa cosa intende. In questo senso, chi acquista uno dei suoi sex toys lo fa proprio perché l’ha già provato e gli è piaciuto oppure perché dopo tanto silicone e vibrazioni meccaniche vuole provare qualcosa di diverso e più naturale al contatto con le parti intime.

Dettagli – courtesy of Silvia Picari

Ma questi oggetti particolari sono molto più che semplici giocattoli erotici; la lavorazione, la cura dei dettagli, il materiale, l’artigianalità, ogni aspetto concorre a renderli simili a delle sculture che spesso le persone scelgono come decorazione iconica per la propria casa. Il sex toy assume così una funzione inaspettata, diventa un totem provocatorio che offre spunti di allegre riflessioni sulla sessualità quando, per esempio, si invitano gli amici a cena. Proprio per la natura di ciò che rappresenta, il giocattolo-scultura può guidare la conversazione a un livello molto intimo e confidenziale, creando con facilità una forte atmosfera empatica. Ed è questo uno degli aspetti che Silvia ama di più dei suoi toys, il fatto cioè che possano fare da input per dialoghi e riflessioni costruttive sulla sessualità; “è incredibile – osserva Silvia – come l’argomento ‘sesso’ possa far crollare le barriere e le persone coinvolte nella conversazione empatizzino tra loro. Siamo abituati a pensare al sesso come un tabù, a qualcosa di cui non si parla, invece le persone se messe a proprio agio vogliono raccontare, condividere dubbi ed imparare”.

Sex toys di Silvia – courtesy of Silvia Picari

Tra i giochi erotici realizzati, ci sono anche corde per bondage e sfere, sempre in legno, che, dotate di un nastro in raso hanno la doppia funzione di toys ma anche di gioielli che possono essere indossati in vari modi, a mo’ di cravatta ad esempio o di cintura o, ancora, come imbracatura chic.

 

Tornando al discorso etico e all’aspetto artigianale del lavoro, oltre alla soddisfazione di creare qualcosa di unico e personale, in cui l’azione unisce l’artefice con il suo oggetto portando la produzione in una dimensione profondamente umana, Silvia sottolinea l’importanza di valorizzare l’artigianalità come alternativa al modello seriale, quello usa e getta che, oltre a creare masse di consumatori passivi e acritici, si porta dietro tutta una serie di conseguenze devastanti per la società e per il pianeta. Prodotti fatti per durare poco che diventano rifiuti inquinanti, produzioni a basso costo fatte sulle spalle dei lavoratori, che creano sfruttamento, disuguaglianza e povertà.

Per un modello più cosciente e consapevole, anche l’eco-sesso può fare la propria parte. Grazie Silvia.

 

Questione di caseina…e non solo

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Glyde vegan condom

Come dicevo nel post inaugurale di questa rubrica (“Quando si parla di eco-sesso“), chi è appassionato di eco-moda e in generale ‘seguace’ di una filosofia di vita sostenibile anche nel cibo e in altri aspetti della vita, sicuramente lo è, o almeno gli piacerebbe esserlo anche nel sesso. Non è un caso, infatti, che anche i produttori di profilattici si siano imbarcati nell’impresa di offrire agli interessati prodotti eticamente certificati che hanno il valore aggiunto dell’assenza di derivati animali, quindi adatti anche ai vegani.

L’australiana Glyde è una pioniera del settore, dato che ha prodotto i primi condom vegani più di 25 anni fa, poi arrivati anche in Europa con certificazione della Vegan Society, la più antica organizzazione non governativa vegana che promuove stili di vita liberi da componenti di origine animale.

Se è vero che la maggior parte dei profilattici oggi è realizzata con il lattice, sostanza estratta dall’albero della gomma, quindi naturale, è anche vero che viene poi trattata con agenti chimici e altri additivi tra cui la caseina, proteina derivata dal latte; Glyde l’ha sostituita con una proteina vegetale estratta dal cardo che ha lo stesso effetto della caseina ovvero ammorbidire il lattice, in questo caso estratto da alberi non OGM, che seguono il loro naturale percorso di vita. Oltre a ciò, ha eliminato sostanze come la glicerina, che può creare infezioni vaginali, i parabeni e il Nonoxynol-9, spermicida altamente tossico, ricorrendo invece a sostanze innocue come un silicone medico approvato dall’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità) e dall’ISO (Organizzazione Internazionale per la Normazione), usato come lubrificante, l’amido di mais e il carbonato di magnesio.

Cosa non meno importante, Glyde attua anche pratiche di commercio equo, soprattutto nelle zone dove le materie prime vengono raccolte, come in Malesia, con salari e condizioni di lavoro dignitosi e parità retributiva tra uomini e donne.

Anche il packaging è realizzato con materiali riciclati e inchiostri vegetali.

Dopo Glyde è stato un fiorire di eco-condom, anche in Europa. Per non parlare dei sex-toys ma questa è un’altra storia. Al prossimo eco-sex post, quindi!

PS: aspettiamo anche l’Italia!

Quando si parla di eco-sesso…

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Girls Grown Wild VI' Ecosex Pinup #1 - Ecosexual Bathhouse / Image: Matt Sav - Concept: Pony Express (Ian Sinclair & Loren Kronemyer)

Mi piace l’idea di una rubrica che parli di sesso alla stregua di un tessuto biodegradabile o di un abito riciclato, perché ormai la tendenza eco non è più pertinenza della moda in senso stretto ma si è estesa ai più svariati settori, tra cui, appunto, quello del sesso. In fondo, a pensarci, è anche abbastanza logico che chi cerca materiali naturali per il proprio guardaroba o cosmetici eco-friendly per il proprio corpo, a maggior ragione se è anche vegetariano o vegano, sia propenso a pensare al rispetto dell’ambiente anche a letto.

In realtà di eco-sesso si parla già da un po’ e chi ha puntato, per esempio, sulla produzione di profilattici green e/o di sex toys realizzati con materiali di riuso (c’è chi ha prodotto anche la bambola gonfiabile in plastica riciclata!) ha raccolto molti consensi, almeno negli Stati Uniti. Anche in Europa aziende e startup si sono lanciate nel mondo del sesso sostenibile, con la benedizione perfino di Greenpeace! Qui in Italia la produzione arranca ancora ma c’è comunque la possibilità di acquistare i vari marchi eco via Internet.

Oltre ad oggettistica e contraccettivi vari, ecco poi veri e propri movimenti che inneggiano all’eco-sessualità inserendola in un contesto di totale immersione nella natura, con orgasmi a contatto con la sabbia o copulazioni con gli alberi, studi sulla materia con tesi ad hoc e performance come quella degli artisti Loren Kronemeyer e Ian Sinclair che, all’ultimo LiveWorks di Sydney, festival di arti sperimentali tenutosi a fine ottobre, hanno partecipato con l’installazione interattiva Ecosexual Bathhouse, basata su un’esperienza erotico-sensoriale con bagni nel muschio e in generale un incontro molto intimo con la biosfera.
Tante storie da raccontare quindi, dai pionieri del primo condom vegano ai protagonisti del movimento eco-sessuale che fa sempre più adepti alle novità in fatto di sex toys e in generale della ‘filiera etica’ del settore, perché ovviamente anche il sesso può essere un modo per riconsiderare il rapporto con la natura, re-imparando ad amarla e ad averne cura.

Anche qui sono graditi interventi e consigli, anche su esperienze dirette!😜

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