Gli ospiti delle nostre interviste del mese, a volte, ritornano e a noi non può fare che piacere. E’ tornata Marina Spadafora, con il suo libro ‘La rivoluzione comincia dall’armadio’ ed è tornato Matteo Ward, ‘nominato’ proprio da Marina come la scorsa volta. Con lui non abbiamo parlato soltanto delle novità in casa WRÅD, il marchio eco-sostenibile fondato insieme a Victor Santiago e Silvia Giovanardi ma anche dei cambiamenti in corso nel fashion, alla luce soprattutto dell’emergenza Covid.

Allora Matteo, nella nostra prima intervista avevamo parlato soprattutto del tuo marchio, WRÅD; a due anni di distanza dalla nostra chiacchierata, ci sono state ulteriori tappe, novità o altro relativi al brand?

Novità moltissime. Dall’ultima intervista è nata WRAD Communications, attraverso la quale forniamo servizi di consulenza a brand che hanno il desiderio di approcciarsi al mondo della responsabilità sociale e ambientale restituendo al design una funzionalità che trascende il prodotto. In questo modo riusciamo ad amplificare il nostro messaggio e obiettivo ultimo, attivando partnership sinergiche con un numero crescente di aziende unite nella loro diversità dalla volontà di mettere in discussione lo status quo.

WRAD è diventato anche un servizio di consulenza

Siamo poi sempre presenti nelle scuole con il nostro format educativo per parlare ai ragazzi del reale costo ambientale e sociale dell’industria della moda e per fornire strumenti semplici per prendere posizioni più responsabili quando acquistano. Durante il lockdown abbiamo tenuto molte lezioni che ci hanno confermato la volontà di potenziare ulteriormente i nostri sforzi sul fronte educativo al fine di contribuire a formare i leader di domani con un approccio e visione olistici del tema sostenibilità.

Oltre che fondatore di un marchio etico, sei anche attivista e membro di Fashion Revolution Italia; due anni sono pochi e tanti insieme, come hai visto evolversi in questo periodo l’approccio, non solo alla moda etica, e in particolare al tuo marchio, ma anche a un generale consumo più sostenibile?

C’è molta più attenzione da parte del mercato (Generazione Z in primis) anche se il value-action gap, la distanza cioè tra chi manifesta la volontà di volere prodotti responsabili e di adottare uno stile di vita più smart e chi poi effettivamente mette in atto questi principi, è ancora alto a causa di barriere di diverso tipo che dobbiamo abbattere.

Ci sono vere rivoluzioni in corso nella filiera tessile, anche con diverse eccellenze italiane, che stanno mettendo a punto processi innovativi per ridurre sempre più il consumo e la deturpazione di risorse naturali fondamentali per l’umanità.
Persiste però il problema che se i brand e il sistema pensano che basti fare uno switch a materiali più responsabili per potersi definire ‘sostenibili’, senza cambiare il modello di business e filosofia aziendale, allora non vedo evoluzioni sul fronte dello sviluppo sostenibile. Come diciamo spesso “sustainability is more than a thing to do – it’s a thing to be”, è un mindset definito da una consapevolezza sistemica dei problemi che oggi dobbiamo affrontare e che trascendono il settore moda. La crescita incrementale e l’idea di profitto che non considerano il capitale umano e quello naturale nell’equazione non sono compatibili con i limiti di un sistema naturale finito. Lo sfruttamento di risorse indispensabili a sostenere la vita delle persone non è più giustificabile per la produzione di prodotto tessile di fondo non necessario.

Domanda inevitabile in tempi di Covid: un tuo parere personale sui cambiamenti che il mondo della moda sta affrontando e dovrà affrontare. Quali gli aspetti più facilmente modificabili e quali più resistenti al cambiamento?

Il Covid ha esacerbato problemi che il fashion system si trascinava da diversi anni: troppa quantità (non riciclabile) e poca qualità, crisi del modello di distribuzione wholesale, disconnessione tra prodotto, stagionalità e reali esigenze del mercato, poca trasparenza, utilizzo di sostanze non responsabili.

Uno degli ambiti sui quali è necessario continuare a investire è l’educazione: l’asimmetria informativa che caratterizza il fashion system oggi è la principale causa della sua inefficienza ambientale e sociale. Ma noi oggi abbiamo sete e voglia di VERITA’. Per catalizzare cambiamento positivo i brand possono e devono quindi re-inventare le proprie strategie di comunicazione e lavorare per diventare una guida rilevante su temi che trascendono il prodotto. Una comunicazione di questo tipo, onesta, inclusiva e partecipativa, fondata sul reale rispetto del cliente può innescare cambiamenti comportamentali definiti da una rinnovata consapevolezza.

Un altro tema fondamentale è poi quello dell’innovazione, necessaria per catalizzare l’ascesa di modelli circolari e realmente capaci di ridurre gli scarti tessili e allungare la vita dei nostri capi. Ad oggi solo l’1% dei prodotti fashion realizzati ogni anno viene correttamente riciclato in ambito tessile e il 15% di questo avviene nel distretto di Prato dove, per diversi motivi, si è concretizzato un modello di collaborazione circolare opposto all’individualismo lineare che da sempre definisce il fashion system. E’ chiaro che con più di 100 miliardi di prodotti realizzati ogni anno, che possono impiegare fino a 200 anni per essere smaltiti, è fondamentale rivoluzionare il sistema: dal design e progettazione del prodotto, che deve essere tale da rendere il riciclo più semplice, al consumo e post-consumo.

Oggi non abbiamo bisogno di nuovi Fashion Designer ma di nuovi ‘Fashion System Designer’.

Abbiamo già toccato il tasto dell’educazione scolastica; nei tuoi giri per le scuole, quanto trovi permeabili e aperti i giovanissimi riguardo queste tematiche? Cos’è che li coinvolge di più, quali sono le domande più frequenti che ti fanno?

Quando sveliamo ai ragazzi il reale costo ambientate e sociale dell’industria della moda la prima reazione è lo shock. La seconda è “cosa possiamo fare per far parte del cambiamento?” ed ecco che è fondamentale offrire strumenti per trasformali in veri e propri Fashion Revolutionaries. I loro occhi si incendiano quando capiscono che ognuno di loro ha il potere di catalizzare cambiamento positivo. Raccontiamo il mondo della moda attraverso la vita di un paio di jeans. Nella scuola ricreiamo la filiera di produzione del denim, a partire dal cotone, la filatura, tintura, fino alla produzione, vendita e consumo. A fine workshop la consapevolezza innesca il desiderio di creare e contribuire alla creazione di una soluzione. E sono giornate interessantissime perché ci danno modo di ascoltare e capire quali sono le barriere che i teenager di oggi percepiscono come tali all’acquisto e consumo più responsabile, dal prezzo al design.

Progetti e obiettivi per il futuro? 

Il nostro scopo è da sempre quello di mettere in discussione lo status quo, obiettivo che perseguiamo lavorando in ambito educativo, innovativo e design. Continuerò a studiare e portare avanti progetti con il nostro team WRÅD, funzionali a rispondere alle reali esigenze dell’umanità attraverso il tessile, ma non solo. Non posso ancora svelare tutto ma un progetto per esempio che ci emoziona molto è Me&Te, brand di TM Project, nostra azienda partner, con cui abbiamo collaborato per risolvere un problema reale dei piccoli pazienti dei reparti di Terapia Intensiva Neonatale degli ospedali, le infezioni batteriche, che nel reparto TIN di Vicenza sono causa del 70% dei decessi. Un dato spaventoso che ha motivato la progettazione e costruzione di tutine per i bambini prematuri con una speciale fibra capace di ridurre la proliferazione batterica dell’85%. E’ un concept che abbiamo lanciato a Novembre 2019 e che proprio durante il lockdown COVID-19 ha poi ottenuto il riconoscimento ufficiale da parte dell’ULSS Berica di presidio medicale.

Beh, mi sembra fantastico Matteo, complimenti! Allora non mi resta che dirti ‘keep it up’, mi auguro che tanti giovanissimi che hanno avuto l’occasione di incontrarti nei tuoi tour educativi seguano il tuo, il vostro esempio. Grazie di tutto e ci riaggiorniamo presto.

La prossima intervista del mese uscirà a settembre per la pausa agostana ☀️

Articolo precedenteFor ISKO I-SKOOL a all in digital final
Articolo successivo‘Good sustainable mood’, il latte addosso

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci i tuoi commenti
Inserisci qui il tuo nome