Si sta tenendo in questi giorni a Londra (terminerà domani, 27 ottobre) l’annuale conferenza di Textile Exchange, organizzazione che da 20 anni, 21 per l’esattezza, svolge un’imponente ricerca sulle materie prime tessili, aggiornando i dati ogni anno e illustrando i progressi delle fibre ‘preferred’, cioè con attributi di sostenibilità.

Textile Exchange riunisce leader ed esperti provenienti da tutto il settore della moda, del tessile e dell’abbigliamento, fornendo uno spazio per esplorare in modo collaborativo sfide e soluzioni legate sia alla crisi climatica sia alla transizione ecologica.

L’aspetto dei tessuti Naia è molto simile alla seta

Parlare di Textile Exchange mi dà l’opportunità di presentare uno degli sponsor della conferenza e lo faccio perché la ricerca sui nuovi materiali responsabili è instancabile e bisogna darne merito. Si tratta di Eastman Naia, colosso statunitense che da un secolo si occupa di realizzare materiali specializzati e innovativi o d’eccezione per vari settori e anche per la moda.

Nel 2017 Eastman ha lanciato Naia, brand di fibra cellulosica a base di polpa di legno proveniente da foreste gestite in modo sostenibile (la compagnia sostiene anche il progetto di riforestazione di SOS Mata Atlântica, nella Foresta Atlantica, Brasile).

Prodotta con un sistema a circuito chiuso, la fibra è biodegradabile e si è poi ulteriormente evoluta con la ‘sorella’ Naia Renew, fatta per il 60% di polpa di legno e per il restante 40% da materiali di scarto certificati, principalmente tappeti usati.

La vera novità di Naia Renew, e che la renderà sicuramente motivo di ‘studio’ alla Textile Exchange, è che si basa sulla tecnologia di riciclo molecolare, qualcosa che se vi dovessi spiegare, per come l’ho capita, dall’alto della mia ignoranza in materia, sarebbe più o meno così.

Il riciclo molecolare

Si tratta di una tecnologia brevettata da Eastman (CTR – Carbon Renewal Technology) di rinnovo del carbonio che scompone gli scarti plastici (tipo i tappeti di cui sopra, moquette, ecc) in blocchi molecolari che fungono da base per la produzione di nuovi materiali, tra cui altre fibre. Ovviamente mica ci dicono di più, trattasi di segreto industriale!

Ad ogni modo questa tecnologia va implementata, lo dice Eastman stessa, e per consentirne un successo a lungo termine, bisogna che tutto il sistema moda riconosca la ‘cultura del riciclo molecolare’, se vogliamo chiamarla così, quindi non solo nuovi approcci nella produzione ma anche nella raccolta e nello smistamento dei rifiuti, in tutto ciò che è il fine vita del prodotto.

“Condividere definizioni comuni e affrontare le politiche in modo collaborativo, massimizzando l’eliminazione dei rifiuti tessili nelle discariche e nell’inceneritore”. Questo non è solo l’obiettivo di Eastman Naia ma, credo e mi auspico, di tutti gli attori della catena.

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