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Poliestere, la sfida del riciclo ‘fibre to fibre’

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Poliestere, la sfida del riciclo ‘fibre to fibre’

Non so da quant’è che non compro più un capo in poliestere, manco in mischia. Però il poliestere esiste ed è il secondo tessuto più utilizzato dopo il cotone e quando uno scarto tessile in poliestere finisce in discarica, ci mette dai 20 ai 200 anni a decomporsi.

E allora, trovare un modo per recuperare questi scarti, è cosa buona e giusta.

Un progetto di ricerca e sviluppo, costruito per gradi, che dimostra la fattibilità del riciclo ‘fibre to fibre’ del poliestere, l’hanno ideato RadiciGroup e Sportstex, azienda specializzata nella produzione di capi sportivi, per recuperare gli scarti tessili, come le divise da calcio, da pallavolo e di altre discipline.

Alle due aziende si è aggiunta Pure Loop, specializzata nei macchinari per il recupero, con l’obiettivo di individuare la migliore tecnologia disponibile e rendere possibile l’ottenimento di una nuova fibra tessile.

La t-shirt di poliestere riciclato by Shimano

Tra le varie sperimentazioni per arrivare al risultato, quella di una tecnica di recupero mista, dosando percentuali variabili di granuli provenienti dal recupero di bottiglie (pratica già consolidata in RadiciGroup) con granuli in poliestere provenienti dal recupero di tessuti. Quest’esperienza ha poi consentito di mettere a punto i vari processi, arrivando a ottenere un filato proveniente al 100% dal recupero di scarti tessili.

Un sistema virtuoso di circolarità che, una volta industrializzato, permetterà di produrre capi in poliestere riciclato che, a fine vita, potranno nuovamente essere recuperati. A sposare per prima questo progetto è stata Shimano, azienda che ha firmato le prime magliette frutto di questa collaborazione di filiera: una t- shirt (foto di copertina) realizzata con questo processo sarà in mostra per la prima volta a ITMA, la più grande fiera internazionale della tecnologia tessile e dell’abbigliamento, in programma a Milano da oggi fino al 14 giugno.

Sì, è vero, il poliestere fa comunque male all’ambiente, lo sappiamo ma tanto la sua produzione non si fermerà domani, non possiamo fare questo tipo di magia, quindi tanto vale trovare dei modi meno impattanti per conviverci e soprattutto per non produrne ex novo. E in questo caso, w la ricerca e la tecnologia.

Le immagini sono courtesy RadiciGroup

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