Sabato scorso, 10 ottobre, si è tenuta la quarta edizione dei Green Carpet Fashion Awards e, come per tanti altri eventi, anche questa cerimonia è andata in onda in digitale (in TV su Sky e sul canale Youtube) per motivi che purtroppo ormai ben sappiamo.
La Scala di Milano, sede abituale del premio, si è vestita di fiori e piante trasformandosi per l’occasione in un terrario digitale che ha fatto da cornice agli ospiti e ai vincitori di questa edizione inedita ma sicuramente più sentita, perché l’emergenza sanitaria che viviamo da mesi ha coinvolto in prima persona il mondo della moda, richiedendo un cambio di passo urgente nelle dinamiche a esso legate.
Incentrata quindi sui temi della rinascita e della solidarietà necessari alla nostra società per un futuro all’insegna della giustizia ambientale e sociale, partendo ovviamente dal nostro Paese, questa edizione ha visto premiare persone e aziende virtuose che hanno trasformato, con l’impegno, la moda: cinque i premi, ognuno dei quali legato a un valore fondamentale per un nuovo auspicabile inizio.
Anna Fiscale di Progetto Quid si è aggiudicata il GCFA Responsible Disruption Award per il suo impegno nel produrre e distribuire collezioni moda realizzate con tessuti di fine linea di prima qualità, offrendo opportunità di carriera a chi altrimenti avrebbe difficoltà a inserirsi sul mercato del lavoro, soprattutto alle donne in condizioni svantaggiate. Complimenti ad Anna, che è stata ospite della nostra Intervista del mese a febbraio di quest’anno!
Il GCFA Best Independent Designer Award è andato a Sindiso Khumalo, eco-designer di base a Cape Town, il cui marchio omonimo si basa sulla creazione di tessuti sostenibili moderni con una forte enfasi sulla narrazione africana. Sindiso disegna a mano i materiali delle proprie collezioni attraverso acquarelli e collage e nel corso degli anni ha sviluppato una voce visiva straordinariamente colorata, che attinge alla sua eredità Zulu e Ndebele. La sostenibilità, l’artigianato e l’empowerment sono al centro del suo lavoro. La designer è stata tra le vincitrici del LVMH Prize 2020 ed era già stata protagonista a Milano di Fashion Hub Market in passato e di Who’s On Next Dubai.
Gli artigiani italiani si sono aggiudicati il GCFA Art of Craftmanship Award perché “in tanti modi, compongono il tessuto di questo Paese, sono l’impronta della moda. Gli artigiani di questo Paese continuano a offrire informazioni su un percorso più praticabile. Generazioni di artigianato e cura meticolosa, in continua evoluzione per confrontarsi con i tempi cruciali in cui ci troviamo”.
All’attrice e cantante americana Zendaya è andato il GCFA Visionary Award per essersi fatta portavoce dell’inclusività e la diversità nella moda e aver contribuito in prima persona a un cambiamento nel settore, mettendo a disposizione la propria visibilità di attrice e creativa per sostenere nuovi talenti.
Infine il GCFA North Star Award alle Nazioni Unite per The UN Global Goals ovvero un premio che individua organizzazioni o persone che mostrano una leadership straordinaria. “Gli obiettivi di sviluppo sostenibile, che sono stati definiti una delle iniziative più impattanti dei nostri tempi, non dovrebbero essere solo una visione per ogni azienda, ma non possono essere raggiunti senza partnership significative con la comunità imprenditoriale globale, per la quale la moda gioca un ruolo fondamentale”.
“Quest’anno tutti i nostri brand avrebbero meritato la maggior parte dei premi, visto l’incredibile contributo che hanno dato all’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto, ha detto Carlo Capasa, Presidente della Camera della Moda, non solo attraverso enormi donazioni, ma anche attraverso riconversioni del settore per produzioni medico-sanitario. Tuttavia, i brand hanno ritenuto che fosse più importante sottolineare e dare rilevanza alle centinaia di migliaia di persone che lavorano dietro le quinte nella filiera produttiva: artigiani, sarti, modellisti e tutti gli altri lavoratori”.
Mi pare giusto.