È la pianta più coltivata al mondo per uso non alimentare e ci costa una fortuna in termini di inquinamento e consumo idrico: il cotone, non quello organico ma tradizionale, è coltivato intensivamente con fertilizzanti, pesticidi, erbicidi e grandi quantità di acqua.

Il cotone organico è, sì un’ottima alternativa, ma la sua produzione non basta a coprire il fabbisogno mondiale di questa fibra, al secondo posto dopo il poliestere, come materiale più utilizzato.

Dove viene prodotto e poi esportato il cotone? Principalmente da India, Stati Uniti, Cina, per citare i maggiori esportatori, e poi la provenienza dipende anche dal tipo di fibra necessaria per il tessuto, per esempio una finezza maggiore per un filato di pregio o una maggiore resistenza per il denim.  

Ad ogni modo oggi vorrei concentrarmi su una bella iniziativa che riguarda il nostro Paese che è stato, fino agli ’70 più o meno, un produttore di cotone; nel Meridione, in primis Sicilia portato anticamente dagli Arabi ma anche Calabria e Puglia, si coltivava quello che veniva chiamato ‘l’oro bianco’, tanto che una vasta pianura tra Licata e Gela veniva definita ‘la madre del cotone in Italia’.

Dopo alcuni anni di importante sviluppo, però, con l’avvento delle fibre sintetiche, la coltura regredì fino a scomparire; nel 1982 la superficie coltivata a cotone ammontava ad appena 2.100 ettari, poi più nulla.

Ma oggi qualcosa sembra stia cambiando grazie all’iniziativa ‘Cos, Cotton of Sicily’, dell’imprenditore agricolo Manlio Carta, titolare dell’azienda Santiva di Pollina, nel palermitano, che riunisce venti produttori di cotone su un’estensione di cento ettari. 

L’azienda di Manlio Carta produce cotone organico certificato GOTS dal 2018 e l’idea dell’imprenditore è quella di “seguire la rotta del fiocco bianco” riportando la produzione del cotone in Sicilia, una produzione sostenibile che vuole coinvolgere tutte quelle aziende agricole desiderose di differenziarsi nel settore.

L’iniziativa ha come obiettivo di coltivare 25.000 ettari di terreno entro il 2026 e di ricavare circa 2000 kg all’ettaro di cotone sgranato (cioè fibra) per un totale di 50.000.000 kg di cotone grezzo.

Il progetto di Carta è piaciuto ad esempio a OVS (negli ultimi due Fashion Transparency Index è risultato il marchio italiano più trasparente), che si è assicurato una fornitura con cui punta alla produzione di 30mila capi nel 2023. E pare non sia l’unico.

Con il clima particolarmente favorevole dell’isola, la coltivazione dovrebbe prendere piede in diverse zone, portando alla rinascita di questa coltivazione.

Cosa che ci auguriamo. Vi terremo informati.

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