Gli scarti alimentari sono diventati una fonte preziosa per chi è alla ricerca di materiali tessili alternativi; per la rubrica ‘eco-tessuti’ che tengo sul mensile Terra Nuova, ne ho scovati quasi come fossi andata a fare la spesa al mercato ortofrutticolo: dalle arance ai pomodori, dalle pesche alle mele all’uva e così via.
D’altronde l’ho sempre pensato, che la natura ci dà tutto ciò che ci serve, siamo noi che non le diamo abbastanza, piuttosto che glielo togliamo in modo brutale.
Ad ogni modo, tra i (non) tessuti sostenibili, forse uno dei primi trovati e già ampiamente testati, c’è Piñatex, similpelle ricavata dalle foglie dell’ananas. Qui ne abbiamo parlato, tra l’altro, grazie a Ziza Style Habits, brand di accessori creato da Giusy Leo Imperiale, che utilizza Piñatex come materiale primario.
Da qualche mese Ananas Anam, l’azienda che produce la pelle di ananas, ha lanciato Piñayarn e, oltre a fornire qualche informazione sul prodotto per i designer, brand e altri addetti ai lavori (e non) interessati, vorrei condividere con voi anche l’esperienza diretta di una stilista/artigiana che lo sta utilizzando/testando per le sue creazioni.
Intanto vi posso dire che Piñayarn è un filato realizzato appunto con le foglie di scarto dell’ananas, quindi riciclabile e biodegradabile. Creato secondo un sistema a ciclo chiuso, la sua produzione garantisce zero sprechi, mentre la filatura a secco evita l’utilizzo di acqua e di sostanze chimiche dannose.
Essendo un filato molto versatile, può essere adattato a diversi prodotti dell’industria tessile, in particolare nell’abbigliamento, gli accessori e le calzature.
Ma per dirci qualcosa di più ecco Debora Frosini, già nostra ospite in varie occasioni, fondatrice del brand fiorentino Atelier Biologico, che propone una moda lenta, artigianale e sostenibile realizzata a telaio. Il primo approccio di Debora con Piñayarn è senza dubbio positivo: “Il filato si lavora bene (NdA considerate che Debora, come dicevo, lavora a telaio), al tatto è molto morbido e risulta già così prima del lavaggio. Essendo un prodotto nuovo, per ora ha solo una colorazione, panna, quindi io sto sperimentando con la tintura vegetale e presto vi saprò dire i risultati”.
Anche per quanto riguarda la finezza, per ora il filato è disponibile solo in due, una sottilissima, adatta per il jersey ma non per il tipo di telaio di Debora e una leggermente più corposa ma sempre fine, che è quella che ha lavorato la designer.
Nell’attesa dei prodotti finiti realizzati da Debora, che aggiunge che Piñayarn è adatto soprattutto alla primavera-estate, noi aspettiamo anche di vedere l’evoluzione di questo nuovo filato sostenibile sul mercato, se e quando usciranno nuove tonalità e finezze e come reagiranno gli addetti ai lavori.
A noi, come primo impatto, è piaciuto.