Quando Anna Fiscale di Progetto Quid ha nominato Nicola Dal Forno, marketing manager del brand NaturaSì, nessuno di noi immaginava ancora quello che di lì a poco sarebbe successo. Certo, c’era già qualche avvisaglia ma l’allargarsi dell’epidemia e le misure restrittive che ne sono seguite erano ancora impensabili.

Nicola Dal Forno

Col senno di poi, quindi, nonostante le difficoltà e il periodo problematico, sono maggiormente contenta di essere riuscita ad avere Nicola come ospite, un outsider dei temi che trattiamo solitamente a eco-à-porter, in quanto non direttamente collegato al settore della moda etica ma comunque dentro quel sistema di valori che mette al primo posto il rispetto per l’ambiente e una catena di fornitura trasparente e tracciabile per qualsiasi tipo di prodotto, sia un abito che un alimento.

Oltretutto so che Nicola e NaturaSì hanno diversi legami con alcuni marchi di abbigliamento etico di nostra conoscenza …

Allora Nicola, è la prima volta che eco-à-porter ha un ospite che non è legato al mondo della moda etica, almeno non direttamente. Ma la prima domanda è un po’ identica per tutti e riguarda gli inizi e nel tuo caso, quando e com’è nata l’idea di NaturaSì e di cosa ti occupi precisamente.

EcorNaturaSì nasce, con l’attuale struttura, nel 2009, dalla fusione di Ecor, azienda nata nel 1987 a Conegliano, il maggiore distributore all’ingrosso di prodotti biologici e biodinamici in Italia, e NaturaSì, azienda dei supermercati bio nata a Verona nel 1993. Sul piano distributivo rifornisce circa un migliaio di negozi, ma conta soprattutto due insegne: NaturaSì, appunto, che comprende circa 300 punti vendita diretti e affiliati, e Cuorebio, che raggruppa circa 200 dettaglianti indipendenti associati. Per sintetizzare, gli obiettivi di EcornaturaSì sono tre: mantenere la terra sana, fornire un cibo sano e creare un’organizzazione rispettosa dell’uomo e delle relazioni.

Io lavoro in NaturaSì dal 2007 e mi occupo di marketing operativo, in particolar modo delle campagne di comunicazione del brand. Ho studiato marketing e mi sono da sempre occupato di quest’ambito che adoro. Come sai per molti è difficile abbinare la parola etica al marketing, anzi c’è chi ha scritto un libro chiedendosi in modo divertente se è possibile “fare marketing rimanendo brave persone”. Non so se sono una brava persona, ma posso dirti che nel marketing di NaturaSì partiamo da una visione differente che è quella di non vedere le persone solo come consumatori ma come consum-Attori cioè persone facenti parte, in maniera attiva, della nostra comunità.

‘Consum-Attori, bello questo termine, mi sa lo adotterò anch’io. La tua ‘nomination’ da parte di Anna Fiscale di Progetto Quid è stata motivata così: “oltre ad essere nostro partner commerciale da diversi anni, con NaturaSì e con Nicola nello specifico condividiamo la missione e la sensibilità nei confronti di persone e ambiente”. Ti va di parlare in modo più approfondito di questa tua missione? E che tipo di partnership avete con Quid?

Con Anna ci siamo trovati non solo su un piano professionale ma soprattutto personale ed etico. Come Quid pone l’attenzione all’ambiente, attraverso il recupero di materiali e delle persone, assumendo donne in situazione di fragilità, anche Ecornaturasì trova la sua ragione d’essere nella tutela e nella salvaguardia della biodiversità, e lo fa anche attraverso la gestione di processi produttivi che siano sani ed etici. Collego questi due termini in particolare all’aspetto economico in quanto il nostro impegno è garantire il ‘giusto prezzo’ a ogni attore del nostro ‘ecosistema’.

La collaborazione con Anna nasce diversi anni fa da un incontro fortunato. Da subito NaturaSì ha visto in Quid una realtà completamente affine e nello stesso tempo abbiamo trovato in loro un partner super affidabile. Per questo i prodotti realizzati con Quid sono svariati e alcuni li trovi attualmente nei nostri supermercati. Ti cito, per esempio, i sacchetti riutilizzabili per la frutta e verdura che la cooperativa produce per noi dal 2018 e che trovi su tutta la nostra rete.

              Bene a sapersi, anche per i nostri lettori. Recentemente, qui a eco-à-porter, abbiamo parlato del progetto ‘Re-think your jeans’ di Rifò, dove sono coinvolti anche i vostri punti vendita. Come è nata questa collaborazione? NaturaSì ha o avrà altre partnership commerciali con brand di abbigliamento etico in futuro?

Questa collaborazione nasce a fine 2019 grazie alla passione e ai contatti di un nostro affiliato, Marco Burani, proprietario di alcuni supermercati NaturaSì, in particolare modo di quello di Prato. In questa città è nata l’idea del progetto ed è la sede della maggior parte delle aziende che ne fanno parte. Da subito ci è piaciuta l’idea di partecipare con altre tre aziende a un programma di economia circolare e poi, in particolare, di recupero di materiali (i jeans) e di lotta allo spreco, che per noi è un obiettivo aziendale. Come puoi immaginare l’idea di limitare lo spreco, soprattutto alimentare, è molto sentita da tutta l’azienda e clientela. NaturaSì ha una partnership, anche con altro brand di abbigliamento di cui avete già parlato che unisce etica e moda: Eticlò. E’ un brand giovanissimo sia per l’età dei fondatori, ma anche perché è nato solo nel 2017.

Conosco Eticlò, le fondatrici sono state ospiti di un’Intervista del mese. I vostri negozi vendono soprattutto, correggimi se sbaglio, prodotti alimentari, cosmetici e per la cura del corpo. Pensi che avrete oppure già avete in qualche punto vendita dei corner dedicati ad abbigliamento o accessori sostenibili?

Non sbagli, il focus di NaturaSì è da sempre l’alimentare e la commercializzazione di tutti i prodotti che nascono dalla Terra. Ma siamo attenti anche ad altri settori e prodotti, che però uniscano due caratteristiche fondamentali: materia prima biologica o bio-dinamica e una filiera responsabile e certifica. Per questo, nel tempo, abbiamo messo in vendita articoli e realizzato anche piccoli corner con accessori di abbigliamento, vedi alcune referenze della linea Eticlò Home, dedicata a una proposta di arredamento casa.

Una domanda che si può applicare al settore alimentare come a quello della moda: comprare sostenibile, soprattutto nel nostro Paese, non è purtroppo ancora alla portata di tutti. Pensi che rendere un po’ più accessibile l’acquisto di certi generi, potrà renderne più democratica la fruizione?

Credo che la vera accessibilità debba comprendere tutto quello che dicevamo prima, un giusto prezzo per ogni componente del processo, nel nostro caso, agricoltori, negozianti e clienti finali. Nei nostri supermercati cerchiamo di garantirla, attraverso un’offerta di prodotti denominata ‘Bio per tutti’, che comprende decine di referenze di base che noi proponiamo, per alcuni periodi dell’anno, a un prezzo accessibile. Sicuramente questa è una sfida, che ci poniamo ogni giorno, per allargare la platea di chi entra nei nostri negozi.

Bene Nicola. Ti dispenso dal fare la nomination perché per il mese di aprile è prevista la settimana della Fashion Revolution (sempre se riusciremo in qualche modo a farla, visto il periodo critico); ma proprio a questo proposito, riguardo all’emergenza Coronavirus, c’è stato un aumento o una diminuzione di acquisti presso i vostri punti vendita? Te lo chiedo perché un’amica, quando ci furono i primi assalti ai supermercati, mi raccontò che nel reparto latte, per fare un esempio, gli scaffali vuoti erano quelli del latte bio e allora mi è venuta la curiosità di capire quale meccanismo scatta in casi come questi.

Abbiamo avuto senz’altro un aumento di acquisti in tutti i punti vendita, ma stiamo riuscendo, grazie alle persone che lavorano nei nostri supermercati, a garantire e a mantenere i negozi assortiti. Sicuramente all’inizio è scattato un meccanismo di ansia e di paura che ha scatenato la corsa alla spesa, ma già da qualche giorno tutto si è allentato per fortuna. La cosa che vediamo è che c’è una forte riscoperta della cucina in casa logicamente e di piatti che, solo fino a pochi giorni fa, si compravano già pronti. Lo dimostra da noi l’aumento degli acquisti di lieviti, farine, mozzarelle per fare la pizza ecc. Credo che questo sia positivo e speriamo che venga mantenuto, anche quando tutto questo periodo, speriamo prima possibile, sarà finito.

Esatto, questo è un periodo in cui stiamo riscoprendo tante cose. Speriamo che, in tal senso, si mantengano certe buone abitudini acquisite con l’emergenza. Ma auguriamoci anche che tutto questo finisca presto. Intanto, #restiamoacasa. Grazie Nicola e buon lavoro.

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