Avete sentito parlare delle ‘avacollection’? Si tratta delle collezioni digitali indossate da avatar professionali che sfilano nel metaverso, la cosiddetta realtà virtuale che è ormai entrata prepotentemente nella nostra vita quotidiana. Me ne sono accorta anche seguendo le ultime sfilate mainstream, in cui il tema del ‘metaverso’ ha imperversato sulle passerelle.

Però lì le modelle erano in carne e ossa e veri gli abiti, mentre l”avacollection’ è 100% digitale e rappresenta un approccio innovativo verso cui l’industria della moda si sta convertendo per dare il proprio contributo in termini di sostenibilità. D’altronde lo annunciava già Dries Van Noten in quel manifesto uscito in piena pandemia, ‘Open Letter to the Fashion Industry’, in cui tra gli obiettivi etici si prefissava anche “più utilizzo del mezzo digitale rivedendo e adattando le sfilate di moda”.

Anche il London College of Style ha inserito il metaverso e le ‘avacollection’ tra i principali trend sostenibili che caratterizzeranno il mondo della moda nel corso di quest’anno, perché realizzare pezzi unici digitali, riducendo sprechi e consumi sia in fase di produzione che di acquisto, permette di ridurre del 97% le emissioni di carbonio per ogni capo prodotto.

Prove d’abito su IgoodI

La filosofia è un po’ la stessa della creazione e della stampa in 3D, si tratta di metodi che evitano di produrre rifiuti perché tutto avviene in digitale e cambia anche l’esperienza di vendita ma soprattutto di acquisto: il consumatore ha infatti l’opportunità di scegliere e acquisire interamente da remoto vestiti ed accessori coerenti con le proprie misure fisiche senza l’inconveniente del reso, perché tramite l’avatar personalizzato sarà come provarseli addosso.

Lo conferma anche una ricerca condotta su testate internazionali da Espresso Communication per IgoodI, prima avatar factory italiana fondata da Billy Berlusconi. La company realizza gemelli virtuali foto-realistici dotati di smart body ovvero un dataset di misure antropometriche, analisi della body shape e tabella taglie personalizzata del soggetto, che consente ai singoli avatar di abilitare la piena personalizzazione virtuale dell’atto di acquisto. “Le ‘avacollection’, afferma Billy Berlusconi, abbattono sprechi e consumi, ci consentono di risparmiare tempo, favoriscono la virtual experience del cliente, abilitano soluzioni virtuose di sistema perfezionando le pipeline produttive e rendendole più green”.

I vantaggi collegati all’utilizzo degli avatar vengono sottolineati anche da Metro UK; secondo il quotidiano cartaceo più diffuso nel Regno Unito, infatti, i gemelli digitali, grazie cui i consumatori possono provare i capi a loro più graditi, riducono del 70% la restituzione degli abiti nei negozi fisici. Il tutto può essere effettuato anche all’interno di casa propria, evitando così spostamenti che possono far perdere tempo ai diretti interessati.

Ed è proprio nel metaverso, sulla piattaforma Decentraland, che nei giorni scorsi si è tenuta la prima Metaverse Fashion Week, in cui ha sfilato anche la designer Danit Peleg, che abbiamo conosciuto proprio qui parlando del design e della stampa 3D.

Che dire, il futuro è già qui ed è sicuramente una prospettiva stimolante ma occhio a non perdere la prima dimensione, quella umana.

Per le immagini courtesy Espresso Communication

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