In questi anni, con gli ospiti della nostra ‘Intervista del mese‘, abbiamo toccato veramente tanti argomenti legati alla moda sostenibile, visti sotto i più diversi aspetti; ma sentivo che mancava qualcosa, qualcosa che in realtà è fondamentale quando si produce un capo: la tintura. Non solo perché si sceglie un prodotto anche in base alla sua colorazione ma soprattutto perché, a livello di impatto ambientale, la scelta e la modalità delle tinture può davvero fare la differenza.

Così ho contattato Stefano Panconesi, che non mi sembra esagerato definire ‘maestro tintore’, per la sua conoscenza ed esperienza nell’ambito. Ho conosciuto Stefano l’estate scorsa per un articolo che stavo scrivendo per il mensile green Terra Nuova dedicato proprio alle tinture naturali; in seguito ho avuto modo di incontrarlo di persona all’edizione di luglio 2019 di Milano Unica, un vis à vis rapido quanto illuminante sulla sua attività, che comprende anche l’impegno come ispettore Global Organic Textile Standard (GOTS), la certificazione per la lavorazione delle fibre biologiche tessili che comprende anche criteri ecologici e sociali che devono essere rispettati in tutte le fasi delle filiera tessile.

Stefano Panconesi tiene anche dei corsi di per il recupero e la divulgazione di antiche tecniche di tessitura a mano e di tinture naturali di origine esclusivamente vegetale presso l’associazione Casa clementina, presso Pettinengo, in provincia di Biella, luogo incantato che ho visto in foto e che mi sono ripromessa di visitare presto, magari con un bel reportage su uno dei corsi proposti.

Ma ora lasciamogli la parola, che ha tanto da raccontarci.

Allora Stefano, sei qui in doppia veste di tintore e di ispettore Gots e vorrei cominciare proprio dalle tinture e in particolare dalla storia della tua famiglia: tu rappresenti la quarta generazione di tintori naturali, mi piacerebbe facessi un excursus da bisnonno a nonno a papà sulle diverse applicazioni che ha trovato nel tempo il metodo della tintura naturale, con qualche aneddoto, se ce l’hai.

Esatto, noi Panconesi siamo ormai alla quarta generazione di tintori. Il mio bisnonno, che proveniva da Malmantile Signa, frazione di Lastra a Signa e arrivò a Firenze, avendo vissuto tra fine Ottocento e primi Novecento e tingendo le paglie per i cappelli fiorentini, avrà sicuramente utilizzato i primi coloranti di sintesi ma anche colori naturali come il legno di campeggio (si tratta di un albero sempreverde originario dell’America centrale) per fare il nero. Mio nonno commercializzava saponi e mordenti per la tintura e mio padre, perito chimico tintore diplomato all’Istituto Buzzi di Prato, è stato fondatore dell’Associazione Italiana di Chimica Tintoria e, con la maestra tintora Maria Elda Salice, nel 1976, ha portato a conoscenza l’uso dei colori naturali nelle tintorie industriali italiane (proprio a lui la signora Salice ha dedicato il libro ‘La tintura naturale’ , uno dei più importanti manuali in italiano, oggi introvabile). E’ lui che mi ha trasmesso questa passione.

Stefano Panconesi con il suo stand Milano Filo

Ecco, bell’aneddoto. Quindi ciò che ha cominciato tuo papà, l’hai continuato tu, ovvero l’industrializzazione della colorazione naturale: quali sono le difficoltà che comporta un simile passaggio? Pensi sia possibile che questo tipo di tintura possa sostituire in tutto e per tutto i coloranti sintetici? Ed esistono secondo te coloranti chimici meno impattanti di altri?

Lo sforzo maggiore che faccio ormai da più di trent’anni è convincere l’industria che i coloranti naturali non sono una nuova cartella moda (nel 1856 Perkins scoprì casualmente il primo colorante di sintesi, fino a quel momento e fino alla seconda guerra mondiale si utilizzarono i coloranti naturali per il tessile e non solo) ma tingere senza creare danni all’ambiente, agli addetti ai lavori e a chi indossa tali manufatti.

In questi ultimi anni, grazie anche alla maggiore sensibilità verso l’ambiente e l’uomo, anche l’industria chimica dei coloranti ha fatto e sta facendo ricerca per produrre e utilizzare coloranti chimici ‘buoni’, cioè meno rischiosi per la salute anche se sintetici.

Bagno di tintura artigianale – courtesy Stefano Panconesi

La tintura naturale non vuol sostituire completamente quella sintetica, ma può chiudere un cerchio per chi vuol proporre un manufatto completamente naturale partendo da fibre naturali e oggi anche organiche. Negli ultimi anni sto studiando la possibilità di utilizzare piante tintorie che sono scarti di lavorazioni alimentari e industriali o piante spontanee perseguendo l’obiettivo di una reale economia circolare; mi sto occupando anche di studiare la trasmissione di effetti fitopratici dalle piante tintorie ai manufatti e, visto il momento con queste nuove malattie infettive, penso sia un argomento molto interessante.

Vorrei sfatare anche il fatto che chi coltiva piante tintorie nel mondo ‘distruggerebbe la foresta amazzonica’ o ‘rinuncerebbe a coltivare il mais per l’alimentazione’, lo si fa su terreni preposti a rotazione o marginali o incolti.

Beh, direi che è ben altro che distrugge la foresta amazzonica! Comunque ci fai qualche esempio di tintura naturale? Quali sono le tue preferite e quelle più particolari che hai scoperto nei tuoi frequenti viaggi in giro per il mondo?

L’uomo fino ad oggi in ogni parte del mondo ha sviluppato la sua cartella colori utilizzando le piante del proprio territorio valorizzandolo; oltre alle tre piante tintorie storiche in Europa come la Reseda per i gialli, la Robbia per i rossi e l’Indaco per i blu, vi sono altre piante molto interessanti. Il Campeggio proveniente dal Centro America è sicuramente la pianta che più mi affascina, dalla corteccia si possono ottenere svariati colori e sfumature a seconda del metodo di tintura e mordente utilizzato, si va dal beige, ai viola fino al nero (come usava il mio bisnonno). Il Verzino, legno rosso del Brasile, pianta ormai protetta ma in via di coltivazione che dà un bellissimo rosso veneziano, il Caco o Diospero, che in Giappone viene adoperato da millenni per tingere le reti, ma anche cappelli e giacconi dei pescatori, in quanto oltre a dare un colore arancio/marrone rende i capi idrorepellenti e scurisce alla luce nel tempo.

Meraviglioso. Senti, sei anche ispettore GOTS; che cosa ci puoi dire del mondo delle certificazioni tessili? Dalla tua esperienza credi che siano strumenti davvero seri e affidabili per garantire la tracciabilità e la qualità di un materiale?

Per quanto riguarda la certificazione tessile ci credo molto da sempre; ho lavorato sia come promoter che ispettore, ho iniziato negli anni ’90 con il primo marchio ECO-TEX  dell’amico Giomo di Milano, per poi proseguire con OEKO-TEX  e arrivare al GOTS con ICEA; oggi faccio il consulente per accompagnare le aziende tessili moda che vogliono certificarsi GOTS; tutte le mie ricerche di tintura devono rispettare parametri da loro indicati.

Purtroppo non esiste la certificazione per i coloranti naturali , anche se ho nel cassetto un capitolato pronto; l’unico marchio che parla delle tinture naturali e le certifica è il GOTS, che al punto delle tinture dice che puoi utilizzare coloranti chimici purché di un certo tipo ma anche colori naturali, quindi in qualche modo assimila le tinture naturali a quelle sintetiche purché non troppo tossiche.

Ottenere una certificazione ha dei costi; per chi è ‘piccolo’ e non ha la possibilità di sostenere questi costi, quale può essere l’alternativa?

La certificazione costa ma non più di tanto, comunque penso che basterebbe utilizzare un QR CODE da applicare al proprio manufatto per far vedere al cliente, attraverso il suo telefonino,  come è stata la lavorazione di quel capo. Certo non è confermata da un ente terzo, ma credo che la serietà dell’azienda che lo produce e la storia di quel manufatto, possano essere sicuramente un fattore di tranquillità per il consumatore.

Per chi produce tali manufatti è molto importante fare una ricerca di marketing prima, e ancor più importante formare le persone preposte alla vendita dell’oggetto; occorre comunque che tutta l’azienda conosca le tinture naturali e partecipi coscientemente al progetto.  

Ormai siamo in emergenza Covid da dieci mesi; in tutto questo periodo nel settore moda si è fatto un gran parlare di cambiamento, dal tuo punto di vista e per quello di cui ti occupi hai notato qualche differenza rispetto a prima della pandemia?

Già prima del Covid stavamo andando sicuramente verso un nuovo modo di fare moda, in un mondo ormai saturo e sempre più sensibile a certi argomenti; la pandemia ha dato sicuramente una bella spinta verso la nostra filosofia  di naturalità. Spero che l’industria tessile, dalle grandi firme, ai retail, ai vari stilisti e artigiani, non la interpretino solo come una tendenza moda del momento, come purtroppo è già successo in altri periodi del passato. Dobbiamo tornare alla natura facendo tesoro delle sue peculiarità, partendo dai prodotti che ci mette a disposizione copiando da essa.

Concordo pienamente Stefano. Ma credo che tu voglia aggiungere ancora qualcosa …

Sì, oltre a tutti i concetti fino a qui espressi bisogna dire che i colori naturali sono anche esteticamente molto diversi da quelli di sintesi: sono colori complessi, non piatti, si combinano fra loro in modo sorprendente e hanno una vibrazione eccezionale. Credo che quando saranno offerti al pubblico in maniera più sostanziale cambierà anche la percezione del colore e della sua bellezza: un po’ come tra un fiore vero e uno di plastica…

Direi che è un finale degno della filosofia del nostro blog, grazie Stefano di averci offerto un po’ della tua conoscenza e della tua sensibilità.

Cari lettori, l’Intervista del mese torna a gennaio, quindi con l’anno nuovo, auspicandoci che sia ‘nuovo’ davvero. A fine dicembre ospiteremo, come da tradizione, gli auguri e i buoni propositi in chiave green di alcuni dei nostri ospiti.

A presto, stay tuned!

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2 Commenti

  1. Bell’intervista! Complimenti a entrambi per comunicare fatti e pensieri ispiranti!
    Sono pienamente d’accordo sulla speciale vibrazione dei colori naturali perché la sto testando di persona su un piccolo progetto d’abbigliamento che sto seguendo.

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