Come primo marchio del 2018 scelgo un brand italiano di calzature e non è un caso; la scarpa intesa come sinonimo di cammino mi sembra un’ottima metafora per cominciare l’anno nuovo e CamminaLeggero questa idea se la porta scritta nel nome, insieme al concetto di leggerezza che, secondo una citazione di Italo Calvino riportata nel sito del marchio, è da associare alla ‘precisione e alla determinazione’.
Ecco cosa c’è alla base del progetto di CamminaLeggero, nato a Pavia nel 2011 dalla mente vegana di Carolina Pini, anima riflessiva, amante delle forme pulite, minimali, del nero e delle edizioni limitate “che nella cura dei dettagli si allontanano dalla serialità”. Ma la caratteristica fondamentale del marchio è il suo essere cruelty-free, quindi estraneo a pelle, cuoio e qualsiasi altro materiale di origine animale e ‘a km 0’ ovvero progettato e realizzato interamente nel Nord Italia da manodopera artigiana del settore.
il materiale utilizzato per le tomaie è una microfibra di ultima generazione particolarmente resistente e insieme leggera, che in base al modello della scarpa può essere similpelle o similcamoscio. Il tessuto è invece di provenienza Fair Trade, il jeans è riciclato, mentre le suole sono VIBRAM® in gomma espansa, dotate di elasticità, resistenza al consumo e allo scivolamento. In alcuni modelli la Vibram® è sostituita dalla suola in pneumatico riciclato lavorata artigianalmente, che forse fa acquistare alla scarpa un po’ più di pesantezza ma che, come leggo nel blog di CamminaLeggero, ripaga in termini di “leggerezza rispetto al peso ambientale che la produzione di una suola nuova comporta per dispendio energetico e inquinamento”.
I modelli, concepiti per uomo, donna e bambino, prediligono forme lineari che vanno dalla mary jane alla sneaker, dal desert boot all’anfibio al sandalo e tonalità classiche come nero e marrone, ma anche cromie accese come rosso e giallo, un modo per andare incontro a gusti ed esigenze differenti.
CamminaLeggero produce anche una linea di accessori, sempre in edizione limitata e con gli stessi principi delle calzature ovvero la ricerca incessante di alternative sostenibili, “un modo nuovo di pensare ciò che indossiamo e mangiamo in un’ottica di sostenibilità e responsabilità”.