A ogni stagione i suoi capi, anche se è da un po’ che ‘le stagioni non sono più quelle di una volta’. Ma prima o poi il freddo arriva, e intenso anche, come in questi giorni e per chi è alla ricerca di una soluzione un po’ più sostenibile o, piuttosto, ‘per tutti gli audaci frequentatori di sogni’, ci sono Sergio, Lorenzo, Giacomo, Carlo, le cui iniziali dei rispettivi nomi vanno a comporre la società Selogica.

È da questa società che è nato +mino, marchio di capospalla sostenibili, creato da Michele Tarolli e Stefano Bonaventura, che di Sergio, Lorenzo, Giacomo e Carlo sono i relativi papà. Capite perché Selogica, e il progetto ‘+mino’ a esso legato, hanno per il duo creativo un enorme valore simbolico, rappresentando, non solo i figli che ‘sono pezzi di cuore’ ma, in senso più ampio, gli adulti di domani, che dovranno inevitabilmente confrontarsi per risolvere i torti che le generazioni precedenti hanno inflitto al pianeta e al suo ecosistema.

Michele Tarolli e Stefano Bonaventura, amici e soci

Con tali premesse Michele e Stefano, amici da molti anni, hanno fondato Selogica nel 2023, quest’anno quindi, e se andate a vedere il bel video di presentazione del progetto sul loro sito, vi saranno ulteriormente chiare motivazioni, princìpi e scopi. Io, comunque, me li sono fatti riassumere direttamente da loro:

  • Michele: “Si dice che se scegli un lavoro che ami non lavorerai neanche un giorno della tua vita, e per me +mino nasce come risposta al mio desiderio di costruire bellezza, di partecipare attivamente alla costruzione di un futuro più etico e pulito. Sono molto orgoglioso di proporre alternative sostenibili e cruelty-free in un settore inquinante ed eticamente spregiudicato, dominato dal profitto e che impone obsolescenza dei prodotti per generare acquisti continui e ripetuti. +mino ha intrapreso tutt’altra strada, per questo amo il mio lavoro e mi sento un privilegiato, anche perché mi consente di promuovere uno stile di vita in armonia con l’ecosistema e con gli animali, la cui tutela è sempre stata una delle mie priorità” (NdA Michele infatti è ingegnere ambientale).
  • Stefano: “Sono nato in una famiglia davvero sensibile alle tematiche ambientali e animaliste, un imprinting che ha condizionato moltissimo il mio percorso professionale. Dal 2008 mi dedico esclusivamente alla ricerca e progettazione di capi di abbigliamento sostenibili, con l’impulso, o meglio, l’urgenza, di contribuire a uno sviluppo a misura d’uomo per il bene collettivo e che sappia gestire al meglio le risorse disponibili sul territorio. +mino per me è il contenitore che raccoglie e valorizza al massimo le mie esperienze precedenti, e il mio sogno è costruire una realtà economicamente sostenibile che diventi emblema di eco-compatibilità, giustizia sociale, etica ed efficienza produttiva. Dal prossimo anno +mino sarà a ‘impatto zero’, da quelli successivi saremo l’unica azienda del settore ad avere impatto positivo: le nostre produzioni lasceranno l’ambiente, grazie a massicce compensazioni di CO2, migliore di come l’hanno trovato” (NdA Nel 2018 Stefano ha contribuito alla fondazione di una Società Agricola a Bolzano, con l’obiettivo di riaffermare sul territorio nazionale la canapa tessile, in alternativa ai materiali di sintesi, in un progetto premiato e supportato dalla Provincia Autonoma).
+mino pensa anche alle mamme, con modelli dotati di maxi-tasca zippata centrale

Insomma Michele e Stefano ci stanno provando e, in realtà, Stefano ci aveva già provato con Quagga, il marchio di outerwear sostenibile di cui anche noi avevamo parlato (uno dei nostri primi pezzi, agli albori del blog!). Così ecco che l’esperienza ha aiutato il duo ad approcciarsi a +piumino con: uso di fibre riciclate a ridotto impatto ambientale, totalmente cruelty-free, produzione e confezione made in Italy a km quasi zero, collaborazione a progetti di sviluppo e attenzione al territorio.

Proprio in questo senso ho chiesto a entrambi di approfondire l’aspetto sociale della produzione ma anche, successivamente, la questione ‘fibre riciclate’, in particolare quella del poliestere riciclato, che resta una fibra sintetica che rilascia micro-plastiche e che non è facilmente riciclabile :

  • “Riguardo al primo aspetto, +mino è un marchio italiano che produce e produrrà sempre sul territorio nazionale, lo dichiariamo nel nostro codice etico; valorizzare le eccellenze produttive italiane ci rassicura circa la qualità e il controllo agile dei capi confezionati, inoltre ci garantisce la salubrità dei luoghi di lavoro che devono aderire ai protocolli europei in termini di giustizia sociale, tutela sindacale, assenza di discriminazioni per provenienza, sesso, religione. La produzione dei nostri capi avviene in provincia di Novara, stiamo anche valutando altri laboratori di confezione in Trentino, Lombardia, Toscana e Puglia per differenziare le linee produttive, prediligendo realtà artigianali a conduzione famigliare ove sia più facile gestire relazioni professionali in modo informale, con una maggiore partecipazione delle maestranze. Sartorie e altre realtà cooperative sono senz’altro coinvolte negli studi preliminari dei modelli, soprattutto nella parte post-produzione per la parte di recupero degli scarti tessili che, opportunamente lavorati, danno vita ad accessori e altri manufatti in pieno accordo coi principi di riuso e riutilizzo”.
  • “Il poliestere riciclato al momento appare come l’unica scelta sostenibile per la produzione di capi ‘complessi’ come giacche e giubbotti. In Italia disponiamo di enormi quantità di plastica post-consumo conferite in discarica (ci vogliono fino a otto secoli per degradare una semplice bottiglia PET) ma non disponiamo di fibre vegetali di origine nazionale, dunque la nostra preferenza si è rivolta a ciò che è presente sul territorio, contribuendo a ridurre i volumi di materiali ancora preziosi che altrimenti andrebbero perduti. Cotone, lino, canapa e bambù sarebbero alternative più sostenibili per la biodegradabilità dei lavorati, purtroppo nel nostro Paese si è persa da decenni la filiera di queste fibre, i supporti tessili vegetali hanno provenienza extra UE e per quanto possano essere biologici alla fonte e decomponibili a fine vita, sono meno performanti a livello ambientale a causa delle emissioni di CO2 generate dal trasporto dei volumi da una parte all’altra del globo. Consapevoli di ciò stiamo dedicando molte risorse alla realizzazione di un progetto pilota molto virtuoso, volto alla re-introduzione delle fibre tessili sul territorio nazionale, con l’obiettivo di integrare l’attuale collezione in poliestere riciclato e Econyl (nylon rigenerato partendo dalle reti da pesca dismesse) ad altre collezioni in fibre vegetali a filiera corta, totalmente Made in Italy”.
Il messaggio di benvenuto all’interno della giacca

Il discorso fila, non c’è che dire, l’impegno e la volontà ci sono e intanto c’è la produzione attuale, curata nei minimi dettagli, incluso il saluto ricamato all’interno dei capi, un augurio per la giornata da affrontare: ‘Welcome back, insieme possiamo fare grandi cose’.

Tutte le immagini sono courtesy +mino Ecolab

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