Seguo Gilberto Calzolari da quando ha vinto, nel 2018, il Green Carpet Fashion Award (GCFA), quindi quasi dall’apertura di questo blog. Si era aggiudicato il premio con un abito upcycled fatto di una combinazione di materiali ‘poveri’ e ‘ricchi’ ma entrambi naturali: la fibra vegetale dei sacchi di iuta provenienti dalle piantagioni brasiliane di caffè e i cristalli Swarovski che non contengono piombo.

L’abito di Gilberto Calzolari vincitore del GCFA

Io quell’abito ce l’ho in mente ancora adesso, aveva una semplicità raffinata straordinaria e trovo che questa sia una delle caratteristiche della moda di Gilberto Calzolari, evidente anche nella sua ultima collezione ‘The Art of Upcycling’, di cui vi ho accennato qualche mese fa, in occasione della Cracovia Fashion Week, dove Calzolari era ospite.

Mi ero ripromessa di approfondire, perché la tecnica dell’upcycling e del riuso in generale sono, in questa collezione, applicate in modo geniale e il risultato sono outfit sorprendenti.

‘The Art of Upcycling’ è una rielaborazione degli abiti upcycled già realizzati dal designer, che conferma quanto questa pratica sia diventata il proprio marchio di fabbrica, una pratica che, oltre a essere sostenibile, è anche immaginifica, capace com’è di ‘giocare’ con i materiali più insoliti.

Ci sono oggetti e materiali nati per ambiti totalmente differenti dalla moda, cui Gilberto ricorre per creare il suo glamour colorato e giocoso ma pienamente dotato di senso, che fa riflettere su quanto si possa risparmiare in termini di materia vergine, usando ciò che già esiste, salvandolo dall’essere un rifiuto.

Prendiamo i materassini, sì, proprio quelli che si buttano a fine estate, soprattutto se bucati; immagino che molti di voi abbiano in mente il fenicottero gonfiabile, io stessa ci ho fatto diversi giri in piscina l’estate scorsa. Ecco, nella collezione è diventato l’abito ‘Flamingo’, lungo, asimmetrico, i cui dettagli coincidono con la struttura originale del gonfiabile.

Altri tipi di materassi, o meglio, il lino cupro organico proveniente dall’upcycling di tessuti utilizzati per rivestire e foderare i materassi, è stato usato per il completo rigato, giacca crop e pantalone palazzo portato con la borsa ricavata dallo zaino da paracadutista della Seconda Guerra Mondiale.

Lo stesso zaino da paracadutista è diventato anche una gonna tubino molto sensuale, rendendo il mood militare inedito e sensuale, mentre il top abbinato è in quella iuta con cui Calzolari ha realizzato l’abito vincitore del GCFA di cui sopra.

Che dire? Gli outfit upcycled sono tanti, praticamente tutti, e io andrei avanti all’infinito ma preferisco lasciarveli scoprire tutti sul sito del designer alla pagina dedicata.

Comunque, oltre ai materiali e agli oggetti già nominati, in ‘The Art of Upcycling’ ci sono anche: reti da imballaggio per arance e limoni ricamate con materiali di scarto, fogli di prova di stampa, i cosiddetti Atlanti, creati dagli stampatori per settare il colore delle macchine, airbag esplosi e cinture di sicurezza scartate, tende da doccia e ombrelli rotti.

E poi tanti tessuti sostenibili, dal poliestere certificato Seaqual (riciclato da plastica recuperata dal mare) al nylon EVO ricavato dai semi della pianta di ricino al sughero e al cotone biologico.

Insomma, questa collezione e in generale il lavoro tutto di Gilberto Calzolari dimostrano come sia possibile e fattibile una moda fatta quasi esclusivamente di ‘scarti’, scarti reperibili in ogni dove, basta l’inventiva e il saper guardare oltre.

E se, in teoria, al designer l’inventiva non dovrebbe mancare, e gli scarti neanche, cosa aspettano i tanti creativi della moda mainstream a seguire l’esempio, ad aprirsi con più coraggio alla sperimentazione?

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