Come ogni anno, anche in questo piovosissimo (ma forse, per assurdo, su nel profondo nord non pioveva) maggio 2019 si è tenuto il Copenhagen Fashion Summit, che ha raggiunto e quindi festeggiato la sua decima edizione; tra il 15 e il 16 maggio scorsi si sono riuniti, presso la grande cornice della Copenhagen Concert Hall, fashion leader, politici, ONG, direttori creativi e innovatori di tutto il mondo per confrontarsi e trovare insieme azioni e risposte allo scottante tema della sostenibilità nell’industria della moda.
Il Copenhagen Fashion Summit è organizzato da Global Fashion Agenda, il più importante forum di leadership mondiale per la sostenibilità nella moda, con il patrocinio della Principessa di Danimarca e quest’anno più che mai si è sentita da parte di tutti i partecipanti e gli organizzatori, la chiara urgenza di agire per arginare e correggere le cattive pratiche dell’industria della moda che vanno di pari passo con la crisi climatica di cui sono responsabili.
Secondo il nuovo report di Pulse of the Fashion industry 2019, se il ritmo del cambiamento di cui tutti predicano e parlano non accelererà, la moda non solo continuerà a essere direttamente responsabile della catastrofe climatica e dell’inquinamento ambientale ma l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi Celsius per il resto di questo secolo non sarà raggiunto.
Salvaguardare il pianeta, dunque, attraverso nuove iniziative che marchi, aziende e organizzazioni hanno presentato durante il forum. Eccone alcune:
- Nike, fimataria della Global Fashion Agenda, ha annunciato il suo Circular Design Workbook per fornire a designer e creatori di prodotti delle linee guida che condividano un linguaggio comune per la circolarità;
- E’ stato presentato un nuovo manifesto per la realizzazione di un’economia circolare nel settore tessile, nato dalla collaborazione tra European Apparel and Textile Confederation (EURATEX), Federation of the European Sporting Goods Industry (FESI), Global Fashion Agenda (GFA), International Apparel Federation (IAF) e Sustainable Apparel Coalition (SAC). Il manifesto invita i politici a ripensare modi e strumenti per stabilire un sistema di moda circolare;
- Il gruppo del lusso Kering nella persona di François-Henri Pinault ha rivelato di essere stato incaricato dal presidente francese Emmanuel Macron di creare una ‘coalizione’ di CEO e di aziende top del settore con lo scopo di fissare obiettivi di sostenibilità;
- Google ha annunciato una partnership con Stella McCartney per misurare l’impatto ambientale dell’industria della moda attraverso uno strumento che utilizza l’analisi dei dati e l’apprendimento automatico su Google Cloud per fornire ai marchi una visione più completa della loro catena di fornitura, in particolare a livello di produzione delle materie prime.
Accanto al Summit, la Global Fashion Agenda ha anche ospitato sette tavole rotonde sulla leadership, dove si sono incontrati leader della moda, rappresentanti di ONG e funzionari governativi per discutere i temi più pressanti della sostenibilità del settore moda e per collaborare per portare avanti l’Agenda.
Il Summit di quest’anno ha anche presentato un Forum dell’innovazione ancora più ampio, che ha consentito alle piccole e grandi imprese di incontrare 50 fornitori di soluzioni sostenibili, dotandoli degli strumenti per trasformare le parole in azioni significative.
Quindi trasformare le parole in azione sembra ancora il motto del Copenhagen Fashion Summit, azioni in parte fatte e altre ancora da fare perché, lo sappiamo bene, sono sempre i fatti che parlano e cambiano il mondo.