“Oggi non è tempo di parlare di moda ma tramite la moda. Oggi non presenteremo la nuova stagione, oggi non presenteremo nuovi look, perché quando sei seduto in un rifugio antiaereo o in un bunker o in un seminterrato, a nessuno importa cosa indossi. La cosa più importante è stare caldi, comodi e protetti. Oggi mettiamo in scena sentimenti e sensazioni.”

Il video-messaggio di Jean Gritsfeldt prima del suo show alla Mercedes Fashion Week di Berlino (courtesy Sebastian Reuter/Getty Images for Nowadays )

Sono le parole toccanti del designer ucraino Jean Gritsfeldt, proiettate in un video-messaggio all’ultima edizione della Mercedes Fashion Week di Berlino, tenutasi a marzo scorso; lui non era presente perché a Kiev, accanto alla madre in un appartamento alla periferia della città ma la sua collezione ha sfilato lo stesso o meglio, non quella che il designer aveva in mente prima dello scoppio della guerra ma una sorta di manifesto per la pace ideato dopo l’invasione russa del suo Paese.

Perché decido di aprire la settimana della Fashion Revolution Week, di cui ci occupiamo ogni anno in questo periodo, proprio con Jean Gritsfeldt e la sua collezione?

Non solo perché è uno stilista ucraino che ha riversato nel proprio lavoro tutto il dolore e l’impotenza legati a questo atroce conflitto, non solo perché ha voluto restare sotto le bombe invece di mettersi in salvo, magari a Berlino, per essere presente al suo show, non solo perché ha ideato questa collezione insieme al suo team in fretta e furia, tra rifugi antiaereo e seminterrati, con le luci che andavano e venivano.

Ma anche perché questa collezione si è resa possibile grazie all’intervento di Fashion Revolution Germania e Sustainable Fashion Matterz, che in pochi giorni hanno messo insieme 30 volontari che, a Berlino, da scarti tessili, hanno cucito la collezione di Gritsfeldt.

“E’ stato un miracolo” dice il designer, che adesso si chiede come abbiano potuto realizzare tutto questo.

La sfilata, molto potente e suggestiva, ha visto in passerella abiti molto semplici, lineari e monocromatici, per rendere più visibili e d’impatto gli slogan stampati in ucraino e russo: amore, indipendenza, libertà e, naturalmente, pace.

Le modelle hanno gli occhi cerchiati di rosso o il viso lucido di lacrime o, l’immagine più forte di tutte: la vernice rossa che copre quasi per intero un top cropped e una gonna lunga con spacco laterale, con la scritta a contrasto ‘pace’.

Grazie a questa sfilata e al suo impatto mediatico, Jean Gritsfeldt ha trovato dei produttori in Europa per poter realizzare la collezione autunno/inverno 2022 e tutte le vendite andranno a una fondazione culturale in Ucraina per la ricostruzione post-bellica.

La collaborazione tra Fashion Revolution Germania, Sustainable Fashion Matterz con i volontari e il team di Gritsfeldt è un messaggio di pace e speranza e la conferma che ‘sostenibilità’, come scrivevo all’inizio della pandemia, quindi in un altro momento di difficoltà per tutti noi, “è un concetto davvero molto ampio, che si presta a tante interpretazioni e, almeno per quanto mi riguarda, ci rientrano in pieno termini come ‘gentilezza’, ‘altruismo’, ‘coerenza’, un senso di ‘fare bene e fare del bene’ che va di pari passo con l’essere umani, con l’umanità nella sua accezione compassionevole”.

Di cui, ora più che mai, abbiamo disperatamente bisogno.

L’immagine di copertina courtesy Sebastian Reuter/Getty Images for Nowadays

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