di Mariangela Bonesso
Pensarci ‘clessidra’ o ‘triangolo’ può far sorridere ma la teoria alla base della body shape, intesa come conoscenza e valorizzazione delle proprie forme, non è solo una pratica ormai consolidata ma anche una valida exit strategy dal rigore delle taglie.
È la scelta dell’outfit, non il tipo di fisicità, a essere messa in discussione e mai in un’ottica penalizzante: il gusto personale non si giudica ma lo si affina in accostamenti e combinazioni per esaltare la nostra unicità. Date queste premesse, per quanti amano la moda sostenibile, è naturale chiedersi se anche in termini di volumi e proporzioni scegliere l’eco-style possa fare la differenza.
Qualche idea in proposito l’abbiamo avuta venerdì 4 novembre, curiosando nell’atelier milanese di Nicoletta Fasani in occasione dell’evento ‘Body shape e moda sostenibile’ con Elisa Negro, consulente d’immagine e fondatrice del brand #disTURBtheCANCER, che produce turbanti in fibra di latte, specificatamente pensati per donne affette da alopecie, in particolar modo di tipo chemioterapico.
La differente resa delle fibre sostenibili, Elisa la sperimenta anche nelle sessioni di personal styling: “I tessuti naturali con mano serica, se drappeggiati in maniera strategica, sono in grado di abbracciare le curve di una donna, donando loro ulteriore sensualità. Hanno una resa estetica che rimanda messaggi di delicatezza e, quindi, di estrema femminilità. Quando, invece, non vengono strutturati e sono lasciati cadere verso il basso, restituiscono visivamente un effetto scivolato, capace di verticalizzare le parti più giunoniche di un corpo”.
E per chi ha necessità di aggiungere volume? “In una sezione più minuta, consiglia Elisa, si opterà per la lana grossa, la canapa e il lino. La loro struttura più fitta, infatti, avrà una funzione riempitiva e armonizzante. Pensiamo a una donna triangolo, body shape caratterizzata da una sezione del corpo superiore più minuta rispetto a quella inferiore: per il topwear funzioneranno tessuti più strutturati. Per la sezione lato B/gambe, avranno la meglio tessuti cascanti e più sottili”.
Ma vestire le forme del corpo significa anche ragionare sulle forme dell’abito. Lo sa bene Nicoletta Fasani, le cui collezioni nascono dallo studio di forme geometriche semplici, replicate in abiti trasformabili e componibili. Oltre che dalla scelta dei tessuti, la sostenibilità è quindi garantita anche dalla possibilità di personalizzare più volte l’outfit, sovrapponendo stoffe o indossando lo stesso capo in modo differente, proprio perché lo consentono le linee pulite e l’armonia di volumi alla base della sua stessa ideazione.
La Maglia Nodo, ad esempio, veste le forme in base al modo in cui la si intreccia, mentre la Maglia Cocò, più lunga dietro e più corta davanti, è una taglia unica permessa dalla vestibilità del taglio svasato (le vedete nella copertina). “Mi piace giocare con colori e forme, senza troppo rigore, dice Nicoletta, mi piace dare nell’occhio, ma non troppo. Essere raffinata, senza sbrilluccichi e tacchi. Mi piace osare il giusto. Per divertirmi e riderci sopra”.
E se questo è il mood, non ci sono ‘clessidra’, ‘triangolo’ o ‘ovale’ che non possano dirsi soddisfatte.
Immagini courtesy Nicoletta Fasani ed Elisa Negro
[…] non solo sociale ma anche corporea ovvero quella libertà da forme prestabilite, di abiti adatti a tutte le taglie, a più corpi e […]