di Laura Galloppo

Di sartorie sociali ce ne sono tante in Italia (eco-à-porter ve ne ha già fatte conoscere diverse).

Coloriage, nata nel 2019 nei locali dell’ex-mattatoio di Testaccio a Roma, è un’attività che impiega designer, sarti e migranti provenienti da Paesi a basso reddito, per favorirne un inserimento adeguato alle loro capacità. La sua caratteristica principale, l’elemento che la distingue dalle altre esperienze, è aver posto l’accento fin dall’inizio sulla formazione. I sarti migranti di Coloriage, infatti, partecipano a una scuola di moda gratuita che permette loro di arricchire le competenze per evolvere nel proprio sviluppo professionale.

Una formazione di eccellenza che ha portato oggi l’omonima cooperativa Coloriage, formatasi per stabilizzare il lavoro dei sarti migranti, a impiegare i primi otto studenti e studentesse del percorso formativo. Dagli inizi il progetto è interamente autofinanziato e la vendita dei capi prodotti dagli allievi sostiene i costi della scuola di moda. 

Un workshop di modellistica – courtesy Coloriage

All’inaugurazione della boutique Coloriage nel cuore di Trastevere, mi guardo intorno. Riconosco tra la folla dei partecipanti i sarti allievi. Indossano camicie in tessuto wax che hanno cucito e che prima ancora hanno disegnato e studiato sul cartamodello. Il metro da 150 cm poggiato sulle spalle, come un accessorio super cool e gli occhialetti colorati. Guardano i capi che sono esposti e che qualcuno indossa con disinvoltura.

I sarti al lavoro – courtesy Coloriage

Sono i sarti migranti il punto fermo dell’identità di Coloriage e lo comunicano in ogni gesto: Khassim, Bamba, Fara, Sayon, Bathie, Tania e Urmi. Queste ultime sono sedute su una poltrona intente a ricamare a mano i pezzi unici di una collezione di upcycling. Si sentono a casa, siamo noi che stiamo sbirciando nel loro angolo.

Valeria Kone con le artigiane rifugiate – courtesy Coloriage

L’avventura di Coloriage è iniziata solo 4 anni fa e già tante persone hanno attraversato gli spazi colorati del Villaggio Globale presso la Città dell’Altra Economia, dove è nata questa realtà. Il Covid poteva arrestare i lavori, ma la forza solidale di realizzare e donare mascherine in tessuto a chi non poteva permetterselo, ha fornito nuova linfa al gruppo di lavoro riaccendendo i motori della produzione. Da allora non si sono più fermati, capitanati da Valeria Kone, che ha abilmente creato una rete di collaborazioni sempre più prestigiose e culturalmente importanti.

Tra gli eventi più blasonati c’è Altaroma dove hanno presentato ‘Appunti per un’Orestiade africana a Testaccio’, una serie di kimono realizzati con garze di cotone di recupero stampate con fotogrammi delle riprese per l’Orestiade di Pasolini, girata in Uganda negli anni ’70, e la fiera internazionale di design Edit Napoli. Intensa è la collaborazione didattica con l’associazione A.I. Artisanal Intelligence creata da Clara Tosi Pamphili e Alessio de’ Navasques. 

All’inaugurazione c’è aria di partecipazione, la stessa che Coloriage coltiva, aprendo le porte della propria boutique-spazio culturale fatta con arredi vintage. I libri sui tessuti wax, che costituiscono la tela su cui si poggia il progetto, sono aperti su un largo tavolo centrale per permettere a tutti di guardare, sfogliare e approfondire. Alessio de’ Navasques, saluta con entusiasmo le persone che conosce e mostra la bellezza delle collezioni, che mettono insieme sartoria e manifattura italiana con influenze e craft dal mondo, pezzi unici e contemporanei, nati dalla combinazione di tessuti wax e deadstock italiani. 

La boutique – courtesy Coloriage
Upcycling e ricamo in collaborazione con Sara Basta – courtesy Coloriage

Manca ancora un tassello. L’artista Sara Basta ha collaborato con Coloriage per creare una collezione di upcycling dal titolo ‘Le parole non mi assomigliano più’, tratto da una poesia di Patrizia Cavalli: “Abbiamo scelto pezzi di poetesse contemporanee che più avessero a che fare con il corpo e abbiamo voluto tradurle in ricamo su indumenti già esistenti”, mi racconta Sara. Pezzi unici e ricamati a mano, con messaggi che evocano il rapporto tra abito e corpo.

Non accennano a fermarsi Urmi e Tania, le due ricamatrici di origine bengalese che fanno parte della squadra di Coloriage, arrivate qui tramite la mediazione di Asinitas Onlus

Fuori si continuano a distribuire samosa, il popolare street food di origine asiatica. Sapori differenti si mescolano per un momento partecipativo e inclusivo, esattamente come Coloriage.

Le immagini sono courtesy Coloriage e Laura Galloppo

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