Come ogni anno, anche quest’anno si avvicina la Giornata Mondiale degli Oceani, istituita dall’Onu nel 1992 in occasione del vertice sull’ambiente di Rio de Janeiro. L’8 giugno prossimo il mondo celebrerà il valore inestimabile di queste nostre immense riserve d’acqua sempre più minacciate su più fronti, in primis dalla miriade di rifiuti plastici che li sta trasformando in discariche galleggianti. Ed è questo, forse, il messaggio che l’8 giugno deve passare, un messaggio urgente di maggiore cura e tutela di un patrimonio unico che è di tutti noi.
Anche il mondo della moda è inevitabilmente chiamato a rispondere di fronte a questa grave forma d’inquinamento, basti solo pensare alle tonnellate di acque di scarico e di altre sostanze nocive provenienti dalla filiera tessile che contaminano fiumi, laghi, mari, oltre che cieli e sottosuolo. E poi, certo, anche tutti i materiali sintetici di cui è composto gran parte del nostro abbigliamento, materiali non riciclabili e non biodegradabili che finiscono ogni anno in discarica. Trovo giusto, quindi, che gli attori di questa grande industria, la seconda più inquinante al mondo dopo quella del petrolio, non mi stancherò mai di ricordarlo, agiscano per trovare soluzioni sostenibili, diminuendo così il pesante impatto che hanno sul pianeta.
È il caso dell’azienda italiana Carvico SpA, leader insieme alla consociata Jersey Lomellina SpA, nella produzione di tessuti tecnici per il beachwear, lo sportswear e l’outerwear. Da sempre impegnata in una politica aziendale attenta all’impatto ambientale di ogni fase di produzione, Carvico parteciperà attivamente alla giornata degli oceani con un’iniziativa-reportage dai fondali dell’Isola di Santorini per capire cosa significa davvero ‘inquinamento’. Durante l’evento, che sarà trasmesso in diretta streaming e che anche eco-à-porter seguirà, l’associazione Healthy Seas, che Carvico sostiene dal 2016 e che si occupa di recuperare dai fondali marini le reti da pesca abbandonate, insieme a Ghost Fishing e alla Cousteau Divers, recupererà appunto questi ingombranti attrezzi che i pescatori abbandonano o perdono in mare aperto e che si trasformano in trappole letali per flora e fauna marina. Ma non solo; le reti da pesca, un tempo fatte di canapa e cotone, sono oggi prodotte con il nylon, il polipropilene e il poliestere, quindi immaginatevi che pesante impronta inquinante lasciano in mare!
La cosa più interessante e anche particolare di questo progetto è che le reti recuperate saranno portate in un centro a Lubiana, in Slovenia, dove verranno sottoposte ad un processo di rigenerazione in cui il nylon subirà una trasformazione virtuosa in un nuovo materiale, 100% eco-sostenibile, il filato ECONYL® che Carvico e Jersey Lomellina poi utilizzeranno e già utilizzano per i propri tessuti tecnici. Un bell’esempio di economia circolare, vero?
Carvico e Jersey Lomellina detengono dal 2013 l’esclusiva mondiale di ECONYL® per la produzione di tessuti destinati al mare sono tantissimi i brand, sia in Italia che all’estero, che ormai da anni fanno uso di questi eco-tessuti per le loro collezioni; tra di loro c’è anche Anekdot, il marchio tedesco sostenibile di lingerie e beachwear già ospite del blog.