Scusate l’assenza, tanta carne al fuoco tra cui la lettura del recente”New Fashion – Superare le sfide della sostenibilità per essere brand nella nuova era della moda‘ di Arianna De Biasi, che è stata anche una delle protagoniste degli auguri per il 2024.

Arianna, laurea in Bocconi e Master in gestione della moda sostenibile, dopo una lunga esperienza come consulente manageriale in ambito aziendale, ha intrapreso un coraggioso cambiamento di carriera coniugando l’interesse per le persone e la cura per l’ambiente e fondando, nel 2018, il progetto Dress ECOde, con l’obiettivo di diffondere i principi della moda etica e di sostenere i marchi nei loro progetti di cambiamento.

Dal cambio di percorso professionale, Arianna ha portato avanti un’instancabile divulgazione sul vestire green, anche con progetti di formazione nelle scuole e ‘New Fashion’ rappresenta un po’ un sunto, un punto di approdo di questo percorso e insieme una guida pratica e chiara su come la moda possa diventare etica, considerando tutti gli aspetti, da quelli finanziari a quelli sociali agli ambientali.

Tante le informazioni utili all’interno del libro, direi anche fuori dalle solite ‘narrazioni’ sul tema, che in certi libri, a volte, si presentano più come ‘copia-incolla’ di argomenti triti e ritriti, che altro.

Per esempio Arianna cita nell’introduzione la ‘nausea della sostenibilità’ e mi fa sentire in compagnia, dato che è da tempo che questo termine, ‘sostenibilità’, sta sulla bocca di tutti, anche di chi la professa ma non la pratica e tutto questo, sì, fa venire una certa nausea. Si tratta di un abuso del termine che finisce per screditare la parola stessa, mentre, ricorda l’autrice: “sostenibile vuole riferirsi a un approccio alla produzione o al consumo che si impegni a mantenere la disponibilità di risorse per questa e le future generazioni, non solo di esseri umani ma anche di altre creature abitanti questo Pianeta, limitando l’impatto negativo sull’ambiente e sugli esseri viventi”.

La copertina e la quarta di New Fashion

Dedica ampio spazio al ‘design universale e incentrato sulle persone’ ovvero un design che pone gli utenti e le loro esigenze al centro di tutto il processo di progettazione ma che anche, dall’altra parte, un designer lungimirante, preparato, con una formazione che ha integrato i principi della sostenibilità.

Propone soluzioni ‘blockchain’, legate a un libro mastro digitale decentralizzato e immutabile che, nel contesto dell’industria della moda, può essere utile per creare un sistema trasparente e sicuro per il tracciamento e la verifica delle informazioni su tutta la catena di approvvigionamento.

E poi ci parla della piattaforma collaborativa EcoVadis (andate un po’ a vedere cos’è), delle diverse alternative materiche, come le fibre derivanti da microbi ingegnerizzati, delle sfide dell’AI nella produzione di abbigliamento, di varie iniziative di riciclo e upcycling, come Tereform o Refiberd.

Ma vi sto dicendo troppo. Credo che dovreste prendere il libro e leggervelo, perché voi, che siete, oltre che lettori, anche consumatori, potete fare la differenza in questo settore, se ben informati.

Non è un caso che un capitolo di New Fashion sia dedicato proprio a voi consumatori, a voi che, aumentando conoscenza e consapevolezza, potete fare scelte responsabili e convincere i marchi stessi a farlo.

In fondo si tratta di un circolo virtuoso, in cui non esistono primi o ultimi ingranaggi ma tutti, alla pari, concorrono per lo stesso positivo risultato.

Le immagini sono courtesy Arianna De Biasi 🙏🏼

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